“I magistrati non sono obiettori di coscienza, non possono rifiutarsi di ottemperare ai loro doveri ma è auspicabile che, ricorrendo alla Corte costituzionale appena ciò sia possibile, procedendo contro condotte illegali e disponendone l’interruzione, continuino a ignorare le aspettative di chi governa, qualunque ne sia il colore politico. Deve essere questa la risposta al decreto sicurezza bis voluto da Salvini”.
Così Armando Spataro, è magistrato e giurista italiano, ex procuratore della Repubblica presso i Tribunali di Torino e Milano con un passato nel Gruppo specializzato nel settore dell’antiterrorismo, commenta su Repubblica il decreto sicurezza bis appena votato.
“Grazie al voto di fiducia richiesto dal governo -spiega Spataro- il provvedimento (emesso in assenza di qualsiasi urgenza) è stato convertito in legge. Potrà accadere che prima o poi, in vista di scadenze elettorali o per altre ragioni tattiche, arrivi anche un ‘decreto sicurezza-ter’, ma, con riferimento alle disposizioni approvate per il contrasto all’immigrazione illegale (oltre per alcune in tema di ordine pubblico), è davvero difficile immaginare qualcosa di peggio. La lettura di questa parte del provvedimento lascia trasparire cinismo e indifferenza rispetto al diritto di tutti gli esseri umani alla vita e a un’esistenza dignitosa, ma anche implicite intimidazioni a quanti, con navi delle Ong o imbarcazioni da pesca, intendano adempiere al dovere di soccorso in mare. Giuristi di ogni parte del mondo e autorevoli commentatori hanno più volte ricordato, anche su questo giornale, convenzioni internazionali e norme costituzionali secondo cui chiudere i porti ai naufraghi e ai migranti richiedenti protezione è consentito solo in casi eccezionali, come quello del “pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello stato costiero”, condizioni inesistenti per tutti i casi che hanno interessato l’Italia. Ed esperti della materia, insieme a organismi sovranazionali, hanno inoltre confermato che la Libia non è un Paese sicuro dove rimandare i profughi.”
Dunque, dovrebbe essere l’Europa a incaricarsi dell’emergenza ma -si chiede il magistrato- “perché allora negarsi al confronto attorno a un tavolo comune con gli altri governi come la politica alta- non quella dei diktat – imporrebbe?”
Salvini, secondo l’analisi di Spataro, “oltre ad estendere anche le proprie competenze, è riuscito – grazie al provvedimento approvato – a introdurre nel nostro sistema una serie di sanzioni definite ‘amministrative’, che hanno invece un vero e proprio contenuto penale: il pagamento di somme fino a un milione di euro e il sequestro cautelare con successiva confisca delle navi a carico di chi, per salvare esseri umani, ha violato il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali, da lui emesso di concerto con i ministri della Difesa e delle Infrastrutture e trasporti. Pare evidente che lo spostamento di tali questioni dal piano strettamente giudiziario a quello amministrativo abbia un senso preciso: tagliare fuori da settori d’intervento cari all’esecutivo quei magistrati che, esercitando i loro doveri e in ossequio all’obbligatorietà dell’azione penale, emettono provvedimenti sgraditi, dissequestrando navi, archiviando denunce o inchieste a carico delle lodevoli Ong, chiedendo – sia pure invano – autorizzazioni a procedere a carico di ministri per comportamenti che potrebbero integrare reati”.