Il potere giudiziario che mette a rischio la democrazia: l'asse Renzi-Salvini
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Matteo Renzi va dritto per la sua strada: fra un anno il Parlamento deve eleggere i suoi membri laici del CSM e stavolta – ha detto – faremo un lavoro secondo istruzioni per strappare il potere alle correnti e impedire abuso di potere dei magistrati.

Renzi ha accusato il Parlamento di non aver esercitato il suo potere mandando come membri laici del CSM gente che fosse capace di bloccare le correnti e imporre la democrazia. Approvata la legge Cartabia, tutto deve essere rifatto da capo, in magistratura. Come sostiene Guzzanti su Il Riformista, “l’impressione è che quel che l’Europa comanda, Matteo va e fa”. Bisogna fare quaranta riforme in poco tempo e quella della magistratura è considerata vitale, anche se la legge Cartabia è un buon inizio ma all’Europa non basta. E allora arriva Renzi, evangelista dell’Europa. La magistratura è una corporazione che ammazza la democrazia e così va fatta fuori.

“Molti non hanno il coraggio di dirlo anche tra noi che rinunciamo al gusto della verità per paura – dice Renzi – perché per anni abbiamo consentito che fossero i PM a decidere e che l’avviso di garanzia fosse una sentenza di condanna”. Il Parlamento è servito. “Attenzione – precisa Renzi – non parlo di giudici cui ci rivolgiamo con deferente omaggio a due giorni dall’anniversario della morte di un gigante come Rosario Livatino e i tanti magistrati che hanno dedicato la propria vita per le istituzioni”.

La responsabilità politica

“E questa – grida Renzi – è una responsabilità politica della sinistra che ha cercato di strumentalizzare questa circostanza accusando la destra di aver risposto con leggi ad personam. Ma nessuno si può tirare indietro nel giudicare la fine di questi trent’anni di lunga guerra tra magistratura e politica durante i quali la magistratura non ha mai avuto problemi perché ha sempre utilizzato ciò che avveniva in quest’aula recuperando forza. Oggi non è più così perché c’è una disgregazione all’interno della magistratura e questa disgregazione porta ad avverarsi la profezia dell’allora direttore di Radio radicale Massimo Bordin che definiva il futuro come il luogo nel quale i magistrati si sarebbero vicendevolmente arrestati, chi di noi ha iniziato a fare politica nel momento tragico dell’inchiesta “Mani Pulite” non può che sentirsi stravolto vedendo oggi che i due personaggi del pool rimasti sulla ribalta, siano alle carte bollate tra di loro”.

La riforma Bonafede

Insomma, dice il leader di Italia Viva, oggi viviamo in una cappa di preoccupazione e di timore “e io avverto il bisogno di dirlo qui senza alcuna paura senza alcun elemento di timore reverenziale verso la magistratura che nel 2021 ha iniziato un cammino preoccupantissimo perché è venuta meno la guida politica 5 Stelle nella magistratura; anche se devo dare atto all’attuale ministro degli Esteri di aver detto parole sull’uso barbaro e incivile della giustizia da parte dei 5 Stelle, nel 2016: scuse timide e tardive ma pur sempre scuse”.

Negli anni del ministero Bonafede – ha detto Renzi – “c’è stata una guida profondamente giustizialista del ministero, quando si diceva che giustizialismo e garantismo sono due diversi estremismi. Renzi si è rivolto “agli amici di quella parte politica cui posso solo fare gli auguri: io vengo da una cultura in cui la Costituzione è una cosa seria e il giustizialismo e un elemento di deformazione della Costituzione.”

Le guerre in magistratura

In questo momento – ha osservato il leader di Italia Viva – sono partite delle dinamiche interne nella magistratura che hanno portato alla luce tensioni che sono esplose in una guerra che sta portando a indagini su indagini di magistrati contro altri magistrali: se volete far finta di non vedere, fatelo pure ma è un dato di fatto.

Il problema non è la separazione delle carriere, paradossalmente il punto è lo strapotere vergognoso che le correnti hanno dentro la magistratura e che incide nel processo disciplinare dei singoli magistrati e che impedisce ai magistrati di livello di fare carriera se non sono iscritti ad alcune correnti.

Questa è la vera separazione della carriera da fare: quella tra la corrente e il magistrato. È impossibile immaginare che un Csm la cui autorevolezza ha toccato i punti più bassi (anche per colpa nostra – ha ammesso – nella selezione dei candidati laici, perché bisogna avere il coraggio di dirla tutta) possa riformarsi da solo. Il punto vero è che se i PM vanno al disciplinare sulla base dell’appartenenza alla singola corrente, non sulla base dei fatti, le cose non possono funzionare. Poi Renzi ha ricordato un episodio che riguarda direttamente: “Quando io sono intervenuto a testa alta per dire che c’era una procura che a mio giudizio stava sorpassando il limite dell’azione giudiziaria, non è che ho preso un avviso di garanzia ma ne ho presi due dalla stessa procura”.

La morsa

Quando le correnti dicono: “voglio stringere un cordone sanitario intorno al senatore XY” non ci si deve preoccupare di quel senatore, ma del Senato per quello che sta succedendo. Vedo tre cure immediate e necessarie, ha concluso: primo, i magistrati devono sentirsi liberi di fare il proprio lavoro anche se non sono iscritti a una corrente. Due: i politici devono avere il coraggio di andare avanti anche quando ricevono un avviso di garanzia perché non può essere un avviso di garanzia a bloccare una carriera. Tre: non si può continuare a parlare di nuove guarentigie: le guarentigie dei parlamentari sono costituzionalmente garantite e quotidianamente ignorate dall’utilizzo mediatico della magistratura e delle indagini. Dobbiamo metterci a lavorare per un rinnovo del Csm nel luglio del 2022 per scrivere una pagina nuova.

Il voto

Sul fronte politico la battaglia di Renzi sta dando i primi frutti. Con duecento voti favorevoli, 27 contrari e nessun astenuto l’Aula del Senato ha votato la seconda fiducia, relativa all’articolo 2, sulla legge delega di riforma del processo penale. Ma l’attenzione si è concentrata proprio sull’infuocato intervento di Matteo Renzi. Che ha indirettamente solidarizzato anche con Salvini, a proposito della famosa intercettazione di Palamara in cui quest’ultimo indicava la necessità di “colpire” l’allora ministro dell’Interno. “Servono parole chiare su elementi di oggettivo mal funzionamento della magistratura. Quando le correnti dicono che vogliono stringere un cordone sanitario intorno al senatore X, non si deve preoccupare quel parlamentare ma il Senato”, ha detto l’ex segretario del Pd in un intervento in cui si è scagliato contro la “correntocrazia” della magistratura “che è come la partitocrazia del 1991”.

La riforma

“La riforma Cartabia, che voteremo con convinzione, è un’ottimo primo passo – ha spiegato Renzi – che ci toglie dalla riforma Bonafede che doveva abolire la prescrizione e ha prodotto la prescrizione della riforma, e ci porta verso sfide nuove. Ma questa situazione viene a collocarsi nel momento più tragico della storia del potere giudiziario della vita Repubblicana”.

“Tanti di noi hanno rinunciato al gusto della verità per la paura – ha aggiunto – Perché per anni abbiamo consentito di lasciare non a dei singoli magistrati ma alla subalternità della politica, il fatto che fossero i pm a decidere chi poteva far carriera politica e chi no, perché abbiamo detto che un avviso di garanzia costituiva una sentenza di condanna. In questi anni il potere legislativo ed esecutivo hanno attraversato momenti di difficoltà, quello giudiziario mai, questo è il primo momento drammatico”, ha insistito.

“La magistratura nel 2021 ha iniziato un cammino preoccupantissimo. C’è un elemento chiave da affrontare. In questo momento, dopo ciò che è accaduto nel dibattito politico, sono partite tensioni esplose in una guerra oggettiva, che stanno portando a indagini di magistrati su magistrati. Il problema non è la separazione delle carriere, il punto è lo strapotere vergognoso delle correnti. La vera separazione delle carriere è da fare tra la corrente e il magistrato”.

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