Inchiesta Covid: Speranza, Grillo e Lorenzin indagati. Tribunale Ministri archivia indagini su denunce familiari delle vittime
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I tre ex ministri sono indicati come “responsabili dell”omessa istituzione, rinnovo del Comitato Nazionale per la pandemia

Inchiesta Covid. L’ex ministro della Salute Roberto Speranza e i suoi predecessori Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin sono indagati per omissione in atti d’ufficio in uno stralcio romano dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid nella provincia più colpita dal virus. In particolare, sono indicati come “responsabili dell”omessa istituzione, rinnovo del Comitato Nazionale per la pandemia”. Il trasferimento a Roma è motivato dalla competenza territoriale. La posizione di 13 indagati è stata tramessa nel novembre scorso dalla Procura di Bergamo a quella di Roma per competenza territoriale nell’ambito dell’indagine sulla gestione delle prime fasi della pandemia.

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Oltre agli ex ministri Speranza, Grillo e Lorenzin, per l’ipotesi di reato di omissione in atti d’ufficio perché non avrebbero aggiornato il piano pandemico e omesso di definire i piani nel dettaglio, ci sono Giuseppe Ruocco, in qualità di direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria dal 2012 al 2014 e dal 2017 al 2021 come segretario generale del ministero della Salute; Ranieri Guerra come direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute dal 2014 al 2017; Maria Grazia Pompa, direttrice dell’Ufficio 5 fino al 2016; Francesco Paolo Maraglino, direttore dell’Ufficio 5 della Direzione Prevenzione Sanitaria.

Per ‘falsita’ ideologica’ in relazione ai “dati falsi comunicati all’Oms e alla Commissione Europea attraverso appositi questionari”: Ranieri Guerra; Claudio D’Amario; Francesco Paolo Maraglino; Loredana VellucciMauro Dionisio. Infine, per ‘truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche’ è indagato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.

Tribunale dei ministri archivia Conte, Speranza e Lamorgese

 Il Tribunale dei Ministri di Roma ha archiviato la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e degli ex ministri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede. Erano finiti indagati in seguito alle denunce da parte di associazioni dei familiari delle vittime, di consumatori e di alcuni sindacati relativamente alla gestione della pandemia. Gli ex rappresentanti dell’esecutivo erano indagati tra l’altro per epidemia colposa e omicidio colposo in seguito alle denunce presentate a partire già dal marzo 2020 in cui si ipotizzavano “le inefficienze e i ritardi del governo nell’adozione delle misure organizzative e restrittive necessarie a fronteggiare l’emergenza Covid”.

“Sono state decisioni dall’evidente ‘carattere politico’ quelle del Governo guidato da Giuseppe Conte i cui ritardi e le inefficienze nell’adozione delle misure organizzative e restrittive, necessarie a fronteggiare il Covid nella prima fase dell’emergenza, non hanno causato l’epidemia”.

È uno dei passaggi del provvedimento con cui oggi il Tribunale dei Ministri di Roma ha archiviato la posizione dell’ex premier e di gran parte del suo esecutivo, accusati di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo, abuso d’ufficio, e finanche attentato contro la Costituzione e contro i diritti dei cittadini.

Una serie di reati ipotizzati dopo la raffica di denunce arrivate da tutta Italia, a partire da tre anni fa esatti, da parte di familiari delle vittime riuniti in comitati, associazioni di consumatori e rappresentati di sigle sindacali e che oggi sono stati ritenuti insussistenti da un collegio di giudici appositamente chiamato a valutare i reati cosiddetti ministeriali.

La maxi indagine di Bergamo

La maxi indagine di Bergamo sulla prima fase della gestione del Coronavirus in Val Seriana è stata trasmessa ai pm della capitale che valuteranno se iscrivere di nuovo nel registro degli indagati gli ex numeri uno del dicastero della salute Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo e una serie di tecnici per il mancato aggiornamento del piano pandemico, il Tribunale dei ministri ha ‘assolto’, con una archiviazione, una serie di componenti dell’allora esecutivo: oltre a Conte e Speranza anche Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede. Al di là del fatto che nel dibattito giurisprudenziale, “l’indirizzo prevalente” è che la condotta di epidemia colposa “non può che essere commissiva”, nell’atto si sottolinea, tra l’altro, che “non è (…) possibile ipotizzare e individuare violazione di regole cautelari generiche o specifiche nell’operato del Governo nel periodo preso in considerazione dalle denunce”.

Periodo in cui la valutazione “degli interessi in gioco non poteva che basarsi da un lato su dati epidemiologici incompleti, spesso non ancora sistematizzati e fatalmente imprecisi, e dall’altro su una percezione progressiva confusa e caotica delle ricadute negative soprattutto sul piano economico, delle misure restrittive adottate. In tale situazione non è neppure astrattamente ipotizzabile”. Inoltre, è stato osservato, “è ragionevole ritenere che un lockdown anticipato non avrebbe avuto l’effetto di evitare l’epidemia, che non può quindi ritenersi provocata dai rappresentanti del Governo”. Le cui scelte sono state ritenute di carattere politico e quindi da “sottrarre” alla valutazione della magistratura.

Offre invece un quadro diverso l’inchiesta di Bergamo in cui in totale gli iscritti sono 22.

Tra questi, come già anticipato nei giorni scorsi da Report e l’Eco di Bergamo, le due ex ministre Lorenzin e Guerra, la cui posizione è più attenuata rispetto a quella di Speranza. Rispondono solo di omissioni di atti, e non di epidemia colposa come il loro successore con i suoi tecnici, accusati anche di non aver applicato il piano pandemico anche se datato 2006. Per il mancato aggiornamento del piano pandemico la competenza è della Procura di Roma che dovrà vagliare se condividere l’impostazione di quella bergamasca. Intanto dagli oltre 30 faldoni dell’inchiesta chiusa la scorsa settimana e che vede indagati anche Conte e il governatore della Lombardia Attilio Fontana per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, spuntano ancora molti particolari di quei giorni in cui l’Italia è stata travolta da quella che è stata definita “un’onda anomala”.

Già l’11 febbraio 2020, una decina di giorni prima del primo caso Covid accertato a Codogno, l’allora viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri chiese di “effettuare una ricognizione sui reparti di malattie infettive esistenti, sul numero dei posti letto dedicati 24ore su 24, sul numero dei respiratori e di personale disponibile”. Ma Giuseppe Ruocco, all’epoca segretario generale del Ministero e anche lui tra gli indagati, come riportato nelle carte, avrebbe risposto che era “sufficiente” una “mappatura rispetto ad uno scenario di bassa gravità”. Invece, come ha messo a verbale l’allora capo di Gabinetto del ministero, Goffredo Zaccardi, sarebbe stata “una scelta del Presidente del Consiglio e degli altri ministri” opporsi alla zona rossa a Nembro e Alzano lombardo e “spostare l’attenzione verso l’evolversi dell’epidemia in aree vaste del Paese” . Al contrario il “ministro Speranza era favorevole”.

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