Italia: un governo incapace guidato da task force. Mattarella batta un colpo
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Fino a quando, caro Presidente Mattarella, dobbiamo tenerci un Governo del genere? Perché l’Italia deve morire così?

Fino a quando l’Italia sarà costretta ad avere una manica d’incompetenti alla guida di una potenza mondiale quale noi siamo? Non posso capacitarmi del fatto che, mentre la Gran Bretagna festeggia l’iniezione della prima dose di vaccino a una 91enne e l’America, tra poche ore, avvierà la distribuzione delle dosi, in Italia abbiamo un governo che tenta di salvare le poltrone autoinvitandosi alla “responsabilità” sul Recovery fund. Peccato che il Governo – lo ricordo a Di Maio e all’inutile presidente della Camera Fico – non solo non ha mai avuto un piano pandemico – ‘merito’ evidentemente del loro collega Speranza – ma è arrivato in ritardo anche sul progetto da presentare all’Europa. Cosa che, invece, Paesi come la Germania hanno prodotto a settembre.

E a dare una svegliata ai pseudo-governanti nostrani ci ha pensato proprio il ministro tedesco per gli Affari europei, Michael Rothla:

“Le conseguenze sociali ed economiche della crisi diventano ogni giorno più visibili. Abbiamo concordato un pacchetto di recupero molto consistente a luglio Tutti gli Stati membri si sono inoltre impegnati a rispettare lo stato di diritto, valore essenziale dell’Unione. Sarebbe irresponsabile ritardare ulteriormente il sostegno essenziale ai nostri cittadini. Dobbiamo sbloccare rapidamente il sostegno finanziario che è così critico per molti Stati membri”.

L’esecutivo di Giuseppe Conte, dunque, ha raffazzonato in fretta e furia una bozza sul Recovery fund. Non solo. La maggioranza vorrebbe affidare il compito di gestire i 209 miliardi – udite udite – a un’altra task force. Un “governo nel governo” insomma. Come se non bastasse Conte vorrebbe mettersi a capo del comitato esecutivo su Recovery Fund ma anche alla testa dell’organismo cui il comitato dovrà render conto, ossia il Comitato interministeriale per gli affari europei. Vicenda che ha smosso le ire (finalmente) di Italia Viva tanto che Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato hanno abbandonato la prima riunione di ieri.

“Ci serve avere un’idea di sviluppo del Paese. Speriamo che Conte ne sia consapevole. Se devono solo tirare a campare, possono farlo senza di noi” ha detto la Boschi.

Conte allarmato anche dai richiami tedeschi, ha così fatto uscire una risibile bozza.

Che, come sempre accade, chiama con un nome ad effetto visto che di contenuti ce ne sono pochi in tutto quello che fa. In questo caso addorittura si è superato perché di ciccia non c’è nulla. Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR) destina 74 miliardi al verde e alla transizione ecologica, 48 miliardi alla digitalizzazione e alla innovazione. Poi ci sono 27 miliardi alle infrastrutture e a una mobilità sostenibile, 19 miliardi all’istruzione e ricerca. Altri 17 miliardi alla parità di genere e alla coesione territoriale. E (soli) 9 miliardi alla sanità.

Insomma, tanto per essere chiari: Conte a luglio era andato a elemosinare in Europa attenzioni per far sì che l’Italia non rimanesse sola e, soprattutto, per ottenere fondi per la sanità. Oggi, l’armata Brancaleone che lui presiede, a quella sanità italiana destina gli spiccioli.

Possiamo, Presidente Mattarella, accettare che l’Italia, che lo ricordiamo fino all’imbarazzo, non aveva un piano pandemico, che ha contato 35mila morti, oggi un governo incapace (e cialtrone, sempre bene sottolinearlo) dopo mesi sforni un piano sul Recovery che grida vendetta per i morti e per chi quei morti li ha assistiti fino alla fine? Io sono indignato perché – le dico la verità caro Presidente – lei rimane troppo tempo in silenzio mentre l’Italia sta andando lentamente verso il disastro e un futuro incerto.

Sì perché, caro Presidente, qui c’è anche un pericolo che è sotto gli occhi di qualcuno ma non di tutti, evidentemente.

“50 anni fa l’Italia andò più vicina ad un colpo di Stato di quanto non lo sia mai stata nella sua storia repubblicana. Centinaia di congiurati e alcuni reparti delle forze armate – agli ordini di Junio Valerio Borghese (ex-comandante della X Mas, durante la seconda guerra mondiale) – iniziarono un’azione militare nei ministeri e nei centri Rai,  secondo un piano che prevedeva l’arresto del Presidente della Repubblica e di centinaia di politici e l’instaurazione di un governo autoritario. All’ultimo istante – ad azione già in corso e per ragioni mai chiarite – il golpe fu annullato. Quando gli eventi vennero alla luce, alcuni mesi dopo, ci fu il tentativo di farlo passare per uno scherzo (“il golpe da operetta”).

Ma nei decenni successivi fu accertato che di tutto si trattava meno che uno scherzo: era un’azione ben programmata, con collegamenti internazionali e con l’appoggio delle organizzazioni criminali italiane. Alla fine, nel 1984, ovviamente tutti i protagonisti furono assolti dalla giustizia, e il ‘golpe Borghese’ fu consegnato alla storia. Per essere rapidamente dimenticato. A mezzo secolo di distanza, credo sia particolarmente importante ricordare quella notte. Perché tra rimpasti, Mes, cabine di regia e tanta tanta confusione, potrebbe essere interessante ricordare che la democrazia italiana è stata molto più fragile di quello che crediamo.

Queste, caro Presidente, sono le parole di un deputato della Repubblica, Luigi Marattin. Io su queste frasi, caro Presidente, ci rifletterei perché io nel leggerle ho avuto un brivido.

 Fino a quando, Presidente, la politica irresponsabile (e incapace) deve affondare il colpo verso un’Italia moribonda togliendo la rappresentatività e affiancando “i responsabili di missione” (l’ennesima task force che gestirà il PNRR) che si sostituiranno al Governo?

di Antonio Del Furbo

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