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La storia è sempre la stessa: l’Europa manda i soldi ma siccome siamo degli inetti se li riprendono con gli interessi. Succede nel campo della formazione come in quello sociale. Ogni anno si piangono centinaia di milioni di euro che tornano nelle casse della BCE. E restiamo a guardare. 

Senza andare troppo lontano a gennaio scorso l’Europa si è ripresa 70 milioni di euro nella formazione che sottrarrà nel 2015 ai 250milioni ‘elargiti’ quest’anno alla Regione Abruzzo. Il motivo è che oltre ad avere una classe dirigente incapace di individuare e far fiorire progetti per il bene del territorio, c’è anche un tessuto imprenditoriale da tardo ‘800.

Cosicché accade che su 316.563.222 euro stanziati dai Fondi Comunitari indicati nel Programma Operativo a valere dal 2007 al 2013, le risorse spese sono 184.151.488,05 di euro. Un ‘successone’. Gli esperti sono riusciti a spendere appena più della metà dei fondi che sarebbero serviti per lo sviluppo del territorio.  E il Comitato di Sorveglianza del Fondo Sociale Europeo che ha valutato l’andamento dell’esecuzione delle attività finanziate in Abruzzo con i Fondi Comunitari per il PO 2007 al 2013, si è riunito a Vasto con oltre 50 membri tra cui Luciano D’Alfonso, Marinella Sclocco. E cosa hanno constatato? Che per gli anni 2014-2020 l’Abruzzo avrà a disposizione solo 114 milioni di euro che dovranno servire per creare occupazione e far fronte alle difficoltà sociali.

“Sono stati spesi in Abruzzo milioni di euro per costituire imprese femminili, ma non si sa quante di queste siano ancora attive e quanta occupazione abbiano generato, sia  per gli uomini che per le donne” ha detto la Consigliera di Parità della Regione Abruzzo, Letizia Marinelli. “Sono state finanziate professioni al femminile per supportare le donne nelle consulenze alle imprese e nelle collaborazioni professionali, ma i numeri che l’ISTAT snocciola sullo stato dell’occupazione di genere in Abruzzo hanno il segno meno. Infine si discute di programmi speciali che dovevano sostenere e mantenere l’occupazione femminile in Abruzzo, ma le aziende dove le donne costituivano davvero la forza lavoro della regione hanno chiuso o stanno chiudendo e persino i Patti sottoscritti non sono stati mantenuti”. Per la Marinelli “Non è possibile sedersi e far parte di un Organismo tecnico che deve valutare l’impatto delle politiche di sostegno al lavoro ed alla formazione con fondi comunitari e sentirsi dire più volte che hanno costituito ‘buone prassi’ gli interventi finanziati in favore delle donne e trovarsi nel contempo, ad ascoltare lavoratrici, libere professioniste e lavoratrici autonome dichiarare che di queste risorse non hanno visto neanche un centesimo”. 

 ZdO

 

 

 

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