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Brutta cosa la concorrenza, soprattutto per chi, ancora oggi, sta sul mercato con l’occhio di riguardo dello Stato che lo coccola. E molto.

Antonio Del Furbo

Intanto partiamo dai numeri: 9 miliardi di euro, ovvero la somma che appartiene agli italiani. Sono risparmi investiti nel prestito sociale delle Coop che, per via della crisi dei consumi e di una concorrenza sempre più aggressiva, rischia di diventare insopportabile. E, tanto per cambiare, in tutta questa faccenda c’è di mezzo il legame tra Coop e finanza (Mps e Carige).

“Il Prestito sociale è uno strumento utile e conveniente, che permette ai soci di Coop Alleanza 3.0 di affidare i propri risparmi alla Cooperativa e contribuire al suo sviluppo. In cambio i soci ricevono un rendimento sul capitale e possono accedere a una serie di servizi comodi e sicuri.”

A scriverlo è proprio la Coop sul proprio sito che poi chiede:Vuoi sapere quanto guadagneresti depositando una certa somma?

Ecco, appunto, vediamo.

I soci che hanno prestato soldi alle Coop stanno pagando un interesse. Le regole sono fissate dalla legge e da una serie di circolari Bankitalia, che però non ha poteri di vigilanza sulle coop. E, giusto per ricordarlo, in passato ci sono stati due casi (Coop Carnica e Trieste) che hanno generato un buco di alcune decine di milioni nelle tasche dei risparmiatori.

Come ricorda La Stampa, tra i vincoli posti da Bankitalia c’è quello che l’ammontare del prestito sociale non può superare tre volte il patrimonio netto. Da qui in poi, però, diventa tutto tremendamente poco chiaro.

I valori in bilancio della Unipol lievitano fino a quasi cinque volte il valore in Borsa del titolo Unipol Gruppo Finanziario (Ugf), la capogruppo delle attività assicurative e bancarie.

“Nello stesso bilancio si trovano almeno tre prezzi diversi” scrive il giornale. “È il caso di Holmo holding delle coop e azionista di Finsoe, che a sua volta controlla Ugf con il 31,4%. Nel bilancio di Finsoe vale 9,95 euro per azione, nel bilancio di Holmo a 12,61 euro. Poi però Holmo vende il 2,28% di Finsoe ad un prezzo che è pari alla quotazione di Unipol ma quello che resta in bilancio vale sempre uguale. Quindi di fatto rivaluta Finsoe e conseguentemente Unipol, che adesso viene valorizzata 13,22 euro per azione. Il tutto mentre il titolo Unipol viaggia in Borsa intorno a 3,8 euro, con una oscillazione tra 2,26 e 4,3 euro nell’ultimo anno”.  

Valori che, in qualche modo, si riverberano sulla galassia delle coop che controllano Unipol e che portano addosso pesanti perdite latenti.

Alleanza 3.0 è la più grande coop di consumo italiana e primo socio di Finsoe che, se portasse il valore della partecipazione al prezzo di mercato, dovrebbe registrare in bilancio una perdita di 643 milioni di euro.

Sommando a questa altre partite latenti si troverebbe il patrimonio netto abbattuto di circa 1 miliardo, da 2,4 a 1,5 miliardi. 

Dalle perizie si evincerebbe che gli utili al 2018 sarebbero quelle previste al 2015 nel vecchio piano industriale di Unipol.

Unicoop Tirreno, attiva nella Costa toscana e nel Lazio, lo scorso anno è stata salvata da un intervento “di sistema” dalle altre grandi coop che hanno sottoscritto degli “strumenti finanziari partecipativi” per 175 milioni di euro.

La questione è delicata ma, a quanto pare, Bankitalia fa finta di non vedere. Eppure di casi preoccupanti nella galassia Coop ci sono e ci sono stati.

Il 31 dicembre scorso, ad esempio, è defunta la CoopCa, con in mano una quarantina di supermercati in Carnia. Tremila i soci che le avevano affidato risparmi per 27 milioni. Recupereranno una parte chissà quando. Nelle stesse condizioni 16 mila risparmiatori che a Trieste avevano depositato 102 milioni alla Coop Operaie.

Come osserva Il Fatto, “Coop Alleanza 3.0 aveva promesso di coprire con un “atto di liberalità” metà delle perdite dei soci CoopCa, disinteressandosi dei fornitori e di centinaia di lavoratori rimasti per strada. Il prestito sociale, dice Legacoop, finanzia l’attività e quindi è per definizione un investimento a rischio, più delle stesse subordinate. Eppure la proposta di concordato preventivo che la CoopCa si è vista omologare dal tribunale di Udine prevede per i titolari del prestito sociale un rimborso superiore ai fornitori. Proprio come se si trattasse dei depositanti di una banca.” 

Nei 1.189 supermercati affiliati a Legacoop funziona una vera e propria banca, che raccoglie i risparmi di 1,2 milioni di soci.

E perché Bankitalia non interviene? Eppure “L’esercizio abusivo dell’attività di raccolta del risparmio tra il pubblico è un reato penale il cui accertamento e la cui repressione sono affidati alla magistratura e alle forze di polizia”.

Il governo Renzi ha imposto per legge l’obbligo per le Coop di pubblicare il bilancio sul sito web ma Unicoop Firenze, la più grossa di tutte, ha deciso di fregarsene. 

Banca d’Italia però spiega che “Alle cooperative è fatto divieto di effettuare raccolta ‘rimborsabile a vista’”, però “di fatto (…) le modalità commerciali con cui tale strumento viene presentato possono ingenerare nel pubblico l’idea di una sostanziale equiparazione di questa forma di raccolta rispetto a quella effettuata dalle banche”. Uno legge e pensa: “Ecco, adesso chiamano la polizia”

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