La democrazia secondo il governatore Fontana: querele e diffide se si parla del caso camici della società della moglie
Spread the love

Ad aprile, in piena emergenza covid, la centrale Acquisti della Regione ordina 513mila euro di camici alla Dama spa. La società appartiene alla famiglia della moglie del governatore, Attilio Fontana. Oltre un mese dopo, il 22 maggio, il cognato di Fontana storna la fattura, spiegando che era una donazione e che c’è stato un equivoco. “Non sapevo nulla e non sono intervenuto in alcun modo” spiega Fontana.

L’ordine dei camici

L’ordine, di oltre 500mila euro, è fatto dalla centrale Acquisti della Regione Lombardia – la piattaforma Aria – direttamente, ovvero senza gara, alla società Dama spa. L’impresa produce il marchio di abbigliamento Paul&Shark e appartiene per il 10%, tramite la società Divadue srl, alla moglie del governatore della Lombardia Attilio Fontana, Roberta Dini. Il restante 90% delle quote fa riferimento, tramite una fiduciaria svizzera, al cognato del governatore Andrea Dini.

L’equivoco 

Andrea Dini all’inviato di Report spiega che si sarebbe trattato di un equivoco: non una fornitura, ma una donazione. “Quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato. Ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto, perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

Il rifiuto di Fontana all’intervista di Report

Nel frattempo Attilio Fontana ha rifiutato l’intervista a Report ma ha risposto per iscritto di “non sapere nulla della procedura attivata da Aria. Non sono mai intervenuto in alcun modo”. Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante Aria Spa non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito”.

Non solo. Il governatore annuncia di aver dato mandato ai suoi legali di querelare Il Fatto, che ha riportato le anticipazioni di Report, e di aver diffidato la redazione del programma d’inchiesta dal trasmettere il servizio. Il motivo è perché “Non si chiarisce in maniera inequivocabile come si sono svolti i fatti e la mia totale estraneità alla vicenda”.

La versione del governatore

Lo stesso Fontana fornisce la sua versione dei fatti anche su Facebook. “Durante il periodo di crisi, appurato che da Roma non sarebbero mai arrivati in tempo gli aiuti, Regione Lombardia è costretta ad incaricare la propria centrale acquisti, ARIA spa, per assicurare l’approvvigionamento di forniture e servizi per fronteggiare l’emergenza ricorrendo all’istituto della procedura negoziata ex art. 53 d.lgs. 50/2016 Codice degli appalti. Ogni giorno servivano centinaia di migliaia di mascherine, camici, visiere con urgenze e quantità che superavano di almeno cento volte le ordinarie necessità di approvvigionamento pre Covid.

“Tra le tante aziende lombarde che hanno accolto la nostra richiesta di aiuto c’è la Dama SpA che ha convertito la sua produzione in dispositivo di protezione individuale per medici e operatori sanitari, tanto che il 14 aprile 2020 erano diversi gli articoli apparsi sui media che riportavano questa notizia positiva. La stessa Società si è distinta anche con una una donazione di 60.000 euro sul fondo straordinario per l’emergenza istituito da Regione Lombardia, e ha fornito gratuitamente mascherine e camici ad ospedali e amministrazioni comunali”.

“Tutto regolare”

Continua Attilio Fontana: “Alla Dama SpA – una volta ottenute le certificazioni indispensabili per l’utilizzo sanitario – il 16 aprile vengono ordinati 7.000 set costituiti da camice + copricapo + calzari al costo a 9 euro (prezzo più basso in assoluto) e 75.000 camici al 6 euro (anche questi i più economici). Le forniture iniziano il giorno dopo e vengono immediatamente distribuite nei reparti ospedalieri per proteggere medici e infermieri.”

“Nell’automatismo della burocrazia, nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l’azienda oggetto del servizio di Report, accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso. Pertanto nessuna accusa può esser fatta a coloro che nel periodo di guerra al Covid-19 hanno agito con responsabilità e senso civico per il bene comune. Respingo fermamente ogni strumentalizzazione affidando alle autorità competenti la tutela della Regione Lombardia”.

Perché Fontana non si fa intervistare?

Perché il governatore preferisce una velina a una intervista dell’inviato di Report? “C’è un fatto quantomeno curioso: quando abbiamo chiesto conto alla centrale di acquisto della Regione Lombardia notizia di questo appalto, Aria ci ha consigliato di rivolgerci direttamente all’ufficio stampa della presidenza della Regione, il quale effettivamente, in una mail del 4 giugno, tre giorni dopo la nostra citofonata ad Andrea Dini ceo di Dama spa, ci ha fornito le informazioni richieste” ha spiegato l’inviato del programma, Giorgio Mottola.

“In particolare, alla domanda ‘La società Dama spa e il presidente Fontana hanno informato Aria del potenziale conflitto di interesse prima di procedere all’acquisto della suddetta fornitura?‘, la risposta è stata: ‘Se la procedura lo richiedeva, Dama lo avrà comunicato’. Per quanto riguarda il presidente Fontana non ha fatto passi in tal senso non essendo a conoscenza della procedura negoziata in corso’. Il conflitto di interesse ci pare evidente – conclude Mottola – che ci siano stati dei dubbi sul fatto sulla necessità di comunicarlo è abbastanza singolare. Senza contare che la domanda di Mottola fa espressamente riferimento a un “acquisto”, la risposta non fa alcun cenno a una donazione. C’è anche un altro fatto curioso: una cessione gratuita di beni a enti pubblici prevede il regime dell’esenzione (quindi fai fattura, ma non ci applichi sopra l’iva). Se parlano di nota di credito, invece, hanno applicato Iva al 22%.”

 

Un bel gesto che Fontana “vuole censurare”

“Non vedo proprio perché non dovremmo andare in onda ironizza Sigfrido Ranucci, il responsabile della trasmissione. “In fondo raccontiamo un bel gesto. Senza di noi e senza il Fatto Quotidiano nessuno avrebbe infatti saputo che l’azienda del cognato del presidente della Lombardia ha donato ai suoi cittadini materiale sanitario. Prendiamo atto della discrezione di casa Fontana: il governatore che aveva elogiato pubblicamente Giorgio Armani per aver donato camici alla Sanità lombarda tace sulle buone azioni di casa propria”.

Report ha cominciato a occuparsi della vicenda pochi giorni prima che l’equivoco di casa Fontana si chiarisse: “Avevamo ricevuto una segnalazione, un operatore aveva già registrato del materiale. E a voler essere ancora più maliziosi – conclude Ranucci – dal momento che Fontana sostiene di essere stato all’oscuro di tutto, possiamo dire che tutto sia avvenuto a sua insaputa, sia in Regione che in casa. Insomma credo debba ringraziarci. Se non ce ne fossimo occupati noi avrebbe continuato a non sapere nulla”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia