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“Per salvaguardare l’incolumità dei ciclisti, si sacrificano i pedoni (persone anziane, donne bambini) pretendendo di farli marciare in fila indiana all’interno di una corsia angusta di soli 80 cm, e obbligandoli a dover attraversare le numerose intersezioni stradali che tagliano la pista ciclabile, posizionandosi a sinistra dello stesso e cioè a stretto contatto con le automobili che sbucano su via del mare, esponendoli al rischio di essere investiti”.

di Antonio Del Furbo



Questo il commento di un cittadino che riassume la situazione, a dir poco drammatica, della pista ciclabile di Lanciano (Ch). E che la questione sia imbarazzante anche per l’amministrazione è testimoniato anche dai continui incidenti che si sono verificati su quel tratto ciclabile di 860 metri e costato 875mila euro. Tant’è che l’associazione Ascom Abruzzo ha presentato un nuovo esposto che è stato inviato, tra gli altri, al Provveditorato interregionale per le Opere pubbliche e al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel documento si legge “che la ciclabile pista presenta numerose criticità” e che “Il collaudo effettuato e sottoscritto dall’ingegnere che ha realizzato l’opera nulla ha a che vedere con il collaudo ministeriale, che non c’è stato e che dovrebbe certificare la conformità della pista alle norme dello Stato sul flusso e la sicurezza”. A supporto dell’associazione c’è anche una relazione del comandante della Polizia municipale in data 22 maggio 2017.

Ma c’è di più. I tecnici del Ministero hanno evidenziato “davanti al Direttore del Dipartimento e ai tecnici del Comune di Lanciano, che una pista ciclabile di 861 metri di lunghezza non può essere interessata direttamente da sei intersezioni stradali e da numerosi accessi laterali, sia si uso pubblico che privato. Inoltre hanno affermato che è gravissimo che, dopo quasi due anni dalla utilizzazione della pista ciclabile, non sia stata emessa l’ordinanza di cui all’articolo 5 del decreto legislativo del 30 aprile ’92.” 

Dopo queste osservazioni, e dopo aver speso 875mila euro, il Comune di Lanciano il 20 febbraio scorso ha emesso una determina (numero 242) “finalizzata a interventi per il miglioramento funzionale della rete viaria di via del Mare, via Panoramica e traverse, con lo stanziamento di 40mila euro.” Dunque, gli amministratori locali si accorgono con estremo ritardo che la pista ciclabile non è a norma e ci rimettono su altri 40mila euro di soldi pubblici per renderla sicura. Ma qui emerge un altro dettaglio: l’Ascom spiega, sempre nell’esposto, che il Comune “prima di effettuare le modifiche, inutili perché la pista non ha le caratteristiche tecniche per poter essere resa a norma, deve emanare l’ordinanza sopra citata e solo sulla sua base può effettuare le modifiche. Tale ordinanza non viene emessa in quanto le caratteristiche tecniche della pista non lo permettono”.

La cifra dei 40mila euro, “aggiunta ai 600mila euro di fondi europei passati per la Regione e ai 235mila euro delle casse comunali, rappresenta un inutile esborso di denaro pubblico, che provocherà un ulteriore danno erariale e non migliorerà la sicurezza”.

Ma come mai la maggioranza di governo ha atteso tutto questo tempo per eseguire i lavori? Eppure, come dicevamo, di incidenti se ne sono susseguiti molti. Un 70enne, tempo fa, è stato investito da una Volvo che si immetteva su Via del Mare. In un’altra occasione un 57enne è finito all’ospedale dopo essere stato investito da una 60enne alla guida della sua auto.

“Nel gennaio 2016 abbiamo deliberato il nuovo piano generale del traffico urbano e quel documento non è stato mai modificato” si vantava a un anno da quel Piano il sindaco Mario Pupillo. “L’intenzione di questa amministrazione -aggiungeva il primo cittadino- è quella di realizzare una nuova mobilità e modificare gli stili di vita dei cittadini. Questo per venire incontro al cittadino più fragile e a chi decida di spostarsi a piedi o su due ruote, ridurre l’inquinamento e l’incidentalità di certe strade e aumentare la salute e il benessere dei cittadini. Andremo avanti, assolutamente. Il nostro esempio sono le grandi città europee che hanno fatto la scelta di una mobilità lenta e sostenibile, come Copenaghen, dove il 26% di tutti i trasferimenti è rappresentato da chi va a piedi o in bici”.

E magari nelle città europee gli enti fanno progetti più attenti per non far finire sotto le auto ciclisti e pedoni.

Di admin

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