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Si è barricato nella filiale di Bankitalia per far sentire a tutti il grido di dolore dei piccoli commercianti che operano all’Aquila. 

Era pronto a darsi fuoco se qualcuno avesse forzato la porta del bagno dove si era barricato. Al centro della protesta le condizioni del sistema bancario. Tanto per cambiare. Un sistema che sta mietendo vittime ogni giorno ma che, sia la politica sia l’economia pare fregarsene. “In tanti ricorrono a psicofarmaci” dichiara Cioni parlando delle imprese del cratere. “Come sapete ci sono casi di suicidi. Per questo inizio sciopero della fame e della sete e domando se qui possono applicarsi le stesse regole di luoghi dove non e’ successo nulla. Basta con questa situazione che non meritiamo”. Poi ha concluso:”Qui non possono essere applicate le stesse regole di luoghi dove non è successo nulla. Siamo stati costretti a respingere finanziamenti di 10mila euro per piccoli imprenditori. La città in queste condizioni non può ripartire. Pretendiamo di poter esercitare il diritto al lavoro come prevede la Costituzione”.

Cioni termina la protesta

Dopo qualche ora di mediazione con i carabinieri, intorno alle 14.30, Cioni ha fermato la sua protesta. Il prefetto Francesco Alecci, dopo averlo raggiunto al telefono, si è presentato di persona da Cioni con cui ha parlato. Ora il direttore di Confcommercio rischia l’arresto. Un’Italia dove, come sempre, prefetti, forze dell’ordine e giudici esistono solo quando bisogna condurre in carcere qualche esasperato.

La domanda però rimane: come ha fatto Cioni ad entrare in banca con la benzina? Magari qualche giornalista d’inchiesta ce lo dirà servendosi delle intercettazioni.

ZdO

 

 

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