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Dice che era un bell’uomo e veniva da Roccamontepiano. Lui, l’uomo “nuovo” del centrosinistra che promette fuoco e fiamme all’interno del Pd regionale. E non solo.

Antonio Del Furbo

Il segreto? L’amore. Proprio così: l’ex vicepresidente del Csm sbaraglia il banco della comunicazione politica con una mossa a sorpresa: l’effusione d’amore. “Se mi candiderò, sarà esclusivamente per amore della nostra terra”. Al suo cenno di passione ha risposto subito la civica Avanti Abruzzo che, fino a un attimo prima, flirtava con l’ex parlamentare di Forza Italia e Pdl Fabrizio Di Stefano, candidato presidente con una propria lista civica. Nel calderone di Avanti Abruzzo spiccano, tra l’altro, nomi come l’ex assessore comunale dell’Aquila dell’Italia dei Valori, Lelio De Santis, nominato segretario politico della civica, Daniele Toto, nipote delll’imprenditore Carlo Toto, e, udite udite, Giorgio D’Ambrosio, segretario regionale del Psi. D’Ambrosio ha anche avuto qualche altro “incaricuccio” passato: è stato ex parlamentare, ex sindaco di Pianella, ex presidente dell’Ato, ex presidente di Ecologica sangro, ex esponente del Pd ed ex consigliere comunale decaduto per effetto della legge Severino dopo essere stato condannato per peculato. D’Ambrosio è stato a un passo dall’essere nominato dall’ormai ex presidente di Regione, Luciano D’Afonso, nel collegio dei revisori dei conti di Abruzzo Sviluppo, società in house della Regione. 

Dunque, le corse alle poltrone regionali sono iniziate e poco importa se ieri si era con Lucianone (oggi senatore) e oggi si tenta la salita in corsa sul cavallo di razza Giovanni Legnini, nemico (politico) giurato di D’Alfonso.

L’amore però, si sa, non dà spazio a ragionamenti e mette in primo piano solo il sentimento, quello per cui la politica non potrebbe fare a meno: lo stipendio. E il potere.

Il punto è che Legnini pare sia stato chiaro circa i paletti per la sua candidatura:“richiederò un forte sacrificio ai partiti, questo voglio dirlo con chiarezza. Quindi queste sono le condizioni necessarie ed imprescindibili perché la mia candidatura prenda forma e inizi l’impegno elettorale, se ciò non dovesse verificarsi, seguirò i consigli di persone e amici a me vicini che mi invitano a proseguire nel percorso istituzionale proficuo avviato da qualche anno”. Traduzione: qui comando io e decido chi far entrare nel governo regionale. E come la mettiamo con un eventuale Giorgio D’Ambrosio, collettore di voti impressionanti? Perché, non dimentichiamolo, Lucianone da Lettomanoppello non è detto che porterà voti a una eventuale candidatura di Legnini e, dunque, ogni singolo voto potrà essere importante.

 Il punto preoccupante è che anche uomini che fino a ieri erano a colazione, pranzo, merenda e cena con l’ex governatore D’Alfonso, oggi mandano bacini (in segno d’amore politico, s’intende) a Legnini. Tra gli innamorati, oltre al Sottosegretario Regionale e Capogruppo Art.1-Mdp Abruzzo, Mario Mazzocca, (che mi spaventa quel poco) spunta anche Donato Di Matteo, altro “peso massimo” della politica e altro grandissimo collettore di voti. Di Matteo è stato assessore ai lavori Pubblici nel governo D’Alfonso fino a che, a un certo punto, ha definito la Giunta di cui ha fatto parte “la peggiore legislatura regionale possibile, con il peggior presidente possibile”. 

Ora, il simpatico Di Matteo (a me sta simpatico veramente, eh) scalda la poltrona che ha perso con Abruzzo Insieme, il movimento messo in piedi proprio da lui per sostenere il prossimo candidato (Legnini) del centrosinistra. “Guardo molto attentamente a quelli che sono gli amici di questo viaggio – ha detto presentando la sua lista – :se c’è un pericolo per lui, che è un mio grande amico, io lavorerò affinché lui non vengo mischiato in una storia che ha come prospettiva la sconfitta”.

Insomma, tutti accorrono trionfanti verso l’unico vero candidato del centrosnistra abruzzese. Legnini, appunto, che ha scelto l’Abruzzo per amore. Dopo essersi prima candidato all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

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