Manlio Di Stefano, il sottosegretario voltafaccia dei sauditi
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Il sottosegretario del ministero degli Esteri Manlio Di Stefano si trova a Riad per il Middle East Green Initiative Summit. Questa volta per il grillino non ci sono rimostranze da fare come fece in altre occasioni.

Pare essere cambiato l’atteggiamento del parlamentare del MoVimento 5 Stelle verso l’Arabia Saudita. In una circostanza, Manlio Di Stefano aveva invitato a contrastare la sharia, che vige in quella nazione, per mezzo di battaglie politiche e non per via di querelle relative a contese sportive, come la finale di Supercoppa italiana che era stata organizzata da quelle parti di mondo. Nel 2019 Di Stefano scriveva:

“Se ve ne siete accorti solo adesso (nonostante la sede della Supercoppa fosse decisa da mesi), meglio tardi che mai, ma siete arrivati nella battaglia più stupida, quella su una partita di calcio organizzata da un’associazione privata come la Lega serie A che non ha, quindi e per fortuna, nessun mandato politico”.

Poi la parte più politica della presa di posizione: 

“Volete contrastare la sharia in quanto ordinamento statuale religioso e quindi illiberale? Allora iniziatelo a fare con la politica e non con lo sport, altrimenti starete facendo inutile e ipocrita polemica in stile boldriniano che non serve a nessuno”. 

Nel 2016, su Facebook, riferendosi ai sauditi, Di Stefano annotava quanto segue:

“Per raggiungere questo scopo sono disposti a tutto incluso finanziare direttamente l’ISIS (insieme agli altri paesi del Golfo) e sedare nel sangue qualsiasi idea di rivolta interna al paese (mai forte come oggi). Insomma – aggiungeva – , un vero stato canaglia i cui interessi vanno bel oltre la religione, la stessa morte dello sceicco Nimr al-Nimr, infatti, si era resa necessaria per via della sua influenza sulla minoranza sciita nella provincia del Qatif, affacciata sul Golfo Persico, ricca di riserve petrolifere (500 mila barili al giorno dal 2004) e vicina al Bahrei…”.

Sulla geopolitica, sin da quando è stato eletto, Di Stefano si è distinto per essere un fermo sostenitore dell’autodeterminazione dei popoli. Concetto che valeva e vale pure per il Venezuela, Paese in cui Di Stefano si è recato in visita a Caracas, insieme ad altri colleghi di partito, nel 2017. E quel Paese sudamericano oggi è al centro del caso sul presunto finanziamento. Che, per l’ex vertice degli 007 di Hugo Chavez, sarebbe stato ricevuto proprio dal MoVimento. Si tratterebbe di 3.5 milioni di euro.

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Sull’Arabia Saudita e Riad, poi, c’è un’altra vicenda che riguarda Di Stefano. Durante la crisi del governo gilallorosso, il pentastellato dice:

Revocata la vendita di 12.700 bombe all’Arabia Saudita autorizzate nel 2016 da Renzi. Un altro ‘affare non corrente’ che si voleva bloccare? Da pacifista prima ancora che da Sottosegretario di Stato sono estremamente felice del percorso fatto, insieme alla società civile e al Parlamento, per bloccare una vergogna lasciataci in eredità da Matteo Renzi ai tempi del suo mandato da Premier, la maxi commessa da oltre 20.000 bombe all’Arabia Saudita nel 2016, proprio nel momento peggiore della guerra in Yemen”.

Un tentativo di staffilata diretta al leader d’Italia Viva, che nel frattempo era sul procinto di far cadere il Conte bis, che è finito male.

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