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Lo ha ‘urlato’ ieri sulla pagina Facebook e sul suo blog personale. Lui, l’onorevole a 5 stelle, Gianluca Vacca, è convinto che Marco Alessandrini, attuale sindaco di Pescara, abbia vinto grazie al suo cognome. 

“Il partito dell’acqua, del clientelismo, delle lobby e degli amici imprenditori ha vinto a Pescara” ha scritto Vacca. Poi ha aggiunto:”D’Alfonsini, il figlioccio dell’imputato-indagato-prescritto Big Luciano, grazie al suo cognome e a null’altro, governerà Pescara. Il M5S non gli darà tregua, a difesa degli interessi dei cittadini”.

 

Parole pesanti come macigni che hanno scatenato le ire della sinistra. Scrive Lucilla Calabrìa, membro del coordinamento regionale di Sinistra Ecologia Libertà:”Ieri un parlamentare pescarese, tale Gianluca Vacca arrivato alla Camera con le condominiarie sul blog di Grillo, spara volgarità inqualificabili contro il neo sindaco di Pescara accusandolo di essere stato eletto per via del suo cognome. Capisco la frustrazione di ritrovarsi con due consiglieri comunali pentastellati quando volevano #vincereloro e invece la città ha scelto altro, ma tirare in ballo il papà di Marco Alessandrini, il magistrato Emilio, ucciso nel 1979 dai terroristi di Prima Linea è ignobile, come ignobili sono quelli che non si sono dissociati e non mi pare di aver letto in giro una parola di condanna da parte dei grillini pescaresi e abruzzesi”. Quindi l’affondo:”Mi fate schifo, usare la morte di un servitore dello Stato offendendo lui e un bambino rimasto orfano ad 8 anni per giustificare il vostro fallimento elettorale è ignobile e farlo è da abietti (sempre che ne sappiate il significato)”.

EMILIO ALESSANDRINI

Il papà di Marco, Emilio Alessandrini, viene ucciso a Milano da un commando di Prima Linea, capeggiato da Marco Donat Cattin e Sergio Segio. Il sostituto procuratore era molto impegnato sul fronte dell’antiterrorismo tant’è che stava lavorando alla costituzione di un pool al fine di raccogliere magistrati da diverse procure per meglio ottimizzare il coordinamento. Emilio Alessandrini si è occupato delle inchieste più scottanti: quelle sul terrorismo di sinistra, sugli scandali finanziari legati al Banco Ambrosiano, sui servizi segreti deviati e quella sull’attentato alla sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana. 

VIDEO

Alessandrini venne ucciso in un agguato il 29 gennaio del 1979 dopo aver accompagnato e lasciato il figlio Marco a scuola. Mentre era fermo con l’auto ad un semaforo i terroristi gli piombarono addosso improvvisamente, ruppero il vetro dell’auto e con una pistola gli scaricarono otto colpi nell’abitacolo, uccidendolo sul colpo. 

Emilio Alessandrini appena dopo l’agguato

Alcune ore Prima Linea rivendicò l’azione con un comunicato:”Oggi, 29 gennaio 1979 alle ore 8,30 il gruppo di fuoco Romano Tognini “Valerio” dell’organizzazione comunista Prima Linea, ha giustiziato il sostituto procuratore della repubblica Emilio Alessandrini. Era una delle figure centrali che il comando capitalistico usa per rifondarsi come macchina militare o giudiziaria efficiente e come controllore dei comportamenti sociali e proletari sui quali intervenire quando la lotta operaia e proletaria si determina come antagonista ed eversiva“.  

Appena dopo l’attentato scattò una vasta operazione di polizia che, chiaramente, non portò a nulla perché fatta, probabilmente, per sottolineare la volontà dello Stato di reagire al terrorismo.

SI POTEVA SALVARE ALESSANDRINI?

Eppure qualcosa poteva essere fatto per salvare il giudice dalla morte. Gli inquirenti sapevano che il secondo membro del gruppo di fuoco era Marco Donat Cattin, figlio di Carlo Donat Cattin, uno dei massimi esponenti della DC.

Un altro elemento non trascurabile è che il 13 settembre 1978, durante una perquisizione nell’appartamento del terrorista Corrado Alunni, fu trovata una scheda sul giudice Alessandrini. Una scheda che precedeva sempre un’azione violenta da parte di terroristi nei confronti di uomini dello Stato. Lo stesso Alessandrini sostenne che le informazioni registrate riguardavano cose molto personali di lui e che non escludeva l’ipotesi che fossero state fornite dai servizi segreti italiani.

Marco Donat Cattin                                                         Sergio Segio con la moglie Susanna Ronconi

 

MARCO FORSE E’ NEL POSTO SBAGLIATO 

“Lunedì mattina – ha detto Alessandrini qualche giorno fa parlando di suo padre –  sono andato a trovarlo al cimitero. Ho sentito dentro di me una grande serenità, spero di portamela dietro in quest’avventura da sindaco”. E noi glielo auguriamo. Così come gli auguriamo di riuscire a far luce sulla questione del ‘Listino prezzi delle Comunali 2014’ che i 5 Stelle hanno definito “voto di scambio”.

Scrive Vacca:“File di persone nelle stanze dello stesso comune per colloqui e promesse varie: assunzioni in ospedale, azienda di rifiuti, a tempo determinato o indeterminato, part time o full time. Abbiamo depositato immediatamente un esposto alla procura e seguiremo la vicenda una volta entrati in comune. Il quadro che si sta delineando è drammatico, ma è anche la dimostrazione di quanto, più o meno, fanno un po’ tutti”.

Ecco, se il giovane sindaco pescarese riuscisse a fare luce sulla vicenda siamo certi che il giudice ne sarebbe orgoglioso.

Vacca, forse, farebbe bene a chiedere scusa al neo sindaco per due semplici motivi. Uno perché Marco il cognome lo portava anche 5 anni fa quando perse la sfida elettorale con Albore Mascia; due perché bisognerebbe avere un po’ più rispetto per i veri uomini di Stato. E il giudice fu un grande uomo.

Antonio Del Furbo

  

 

 

 

 

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