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L’Abruzzo, almeno sulla costa, sta messa molto male dal punto di vista ambientale. Altro che regione verde d’europa, altro che turismo verde. Lì le cose stanno peggio di come ‘o sistema’ vuole far credere. 

Pescara, mare inquinato: sì, forse, boh

di Antonio Del Furbo 

Chi inquina il mare? Non si sa. O, almeno, le istituzioni preposte alla vigilanza e alla cura degli interessi dei cittadini pare che non lo sappiano. E, invece, la questione è talmente banale che persino uno di quei bimbi che l’anno scorso si sono infettati per aver fatto il bagno a mare riuscirebbero a dare la risposta. E, pensate un po’, nemmeno il ridicolo e risibile gesto ‘eroico’ del presidente di Regione Luciano D’Alfonso recatosi all’epoca, con telecamere al seguito, sul luogo del ‘delitto’ per inscenare con il sindaco di Pescara Marco Alessandrini e l’assessore ai lavori pubblici Enzo Del Vecchio, la ‘chiusura’ di uno scarico abusivo in via Raiale, sarebbe servito a nulla. 

A inquinare il mare è il fiume Pescara. E chi inquina il fiume Pescara? Non si sa. Non lo sa il sindaco, non lo sa il presidente di Regione, non lo sanno gli assessori competenti, non lo sa la Capitaneria di Porto, non lo sanno i vigili urbani e pare non saperlo nemmeno la Procura.

Lo sapranno per caso i balneatori? Dopo aver affidato un mandato ad un legale pescarese e ad un pool di esperti del settore al fine di ricostruire in maniera dettagliata le tappe che hanno portato all’attuale situazione in cui versano sia il mare e il fiume, sono convinti che:

“l’inquinamento del mare è stato in gran parte causato dalla diga foranea, che ostacola il naturale deflusso del fiume, dal mancato funzionamento del sistema di depurazione e dagli scarichi abusivi” (Stefano Cardelli, CIBA)

L’annuncio fu dato l’anno scorso e sui dati di questo comitato di controllo non se ne sa ancora nulla.

Intanto per salvare la stagione ai balneatori, noi comuni mortali, stiamo per elargire ben 400mila euro di soldi pubblici per la realizzazione di barriere mobili galleggianti in grado di ‘pesare’ le acque dolci e quelle salate per poi convogliarle al largo della diga foranea pescarese. Il risultato dovrebbe essere quello di ridurre l’inquinamento sulla costa. 

Ma perché non si è in grado di risalire agli inquinatori? È così difficile?

Eppure l‘anno scorso, a seguito di una campionatura arrivata sin troppo tardi, l’Arta su tre i punti di prelievo delle acque, rilevò un limite di escherichia coli fissato dalla legge per la balneazione di 500 milligrammi per litro pari a 2.247 mg nel tratto davanti a via Mazzini. Quelli furono i primi dati emersi dopo che Comune, Arta e Capitaneria di Porto firmarono un protocollo d’intesa per un monitoraggio costante delle acque.

E prima che i bagnanti s’infettassero, Comune, Capitaneria di Porto e, aggiungo, polizia Provinciale e vigili urbani dov’erano? Cosa facevano? Avevano bisogno di un protocollo d’intesa per agire e difendere i cittadini dall’inquinamento?

“Questa attività di monitoraggio ci ha già fornito elementi interessanti” tuonò il sindaco Marco Alessandrini all’indomani della pubblicazione dei dati. Già, il sindaco di Pescara che omise di avvertire i bagnanti dopo lo sversamento di 30 milioni di litri di liquami, causata dalla rottura di una condotta fognaria e che fu indagato insieme al suo vice, Enzo Del Vecchio. Nelle intercettazioni, venute fuori in questi giorni, si evince che, probabilmente, il Comune fosse al corrente dei dati sull’inquinamento.

Del Vecchio al telefono con il dirigente Vespasiano dice:

“Vediamo di rintuzzare la polemica dato che sabato e domenica abbiamo consentito il bagno con il mare così inquinato” 

“Se riusciamo a metterla, vediamo che data dargli”

Lo stesso giorno, lunedì 3 agosto, il sindaco avrebbe firmato l’ordinanza di divieto alla balneazione, retrodatandola di 48 ore.

Per far svegliare lo Stato dovette accadere bambini e anziani fossero colpiti da gastroenterite dopo essersi immersi nelle acque pescaresi. Quindi un’infezione dovuta a germi piogeni che aggredirono cute, volto e arti dei bambini. 

Persino la polizia municipale, insieme a quella provinciale, si svegliarono e promisero di indagare per risalire all’azienda che scarica i liquami. E il vice comandante della Capitaneria di Porto di Pescara, Antonio Catino, disse:

“Da circa un mese e mezzo abbiamo avviato un’attività per verificare l’eventuale presenza di scarichi abusivi lungo il fiume Pescara e abbiamo già elevato una sanzione amministrativa e comunicato una notizia di reato”.

Buongiorno a tutti. Ma prima dov’eravate e, soprattutto, cosa stavate facendo?

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