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È stato un successo stratosferico l’incontro elettorale di Mauro Febbo che si è tenuto ieri, venerdì 7 marzo, al “Ristorante la Cascina” di San Vito.

È stato un successo stratosferico l’incontro elettorale di Mauro Febbo che si è tenuto ieri, venerdì 7 marzo, al “Ristorante la Cascina” di San Vito.

Di fronte al grande salone stracolmo, l’incontro si è aperto con il lungimirante intervento dell’Onorevole Fabrizio Di Stefano che, con la sua esperienza di politico nazionale, ha tracciato la linea, ha parlato delle difficili battaglie nazionali, su tutte quelle sulla legge elettorale, nell’habitat di un governo Renzi che, ogni giorno di più, assomiglia ad un pesce ancora vivo ma boccheggiante nella barca del pescatore.

“Renzi da qui a Giugno, dell’agenda presuntuosa che ha promesso, non farà niente; alla luce degli emendamenti campati in aria che gli hanno bloccato, credetemi… meglio che non fa niente…”.

Poi si è entrati nel mondo di Mauro; non sono stati 40 minuti di discorso, sono stati 40 minuti di passione, rabbia, cuore, parole pronunciate con l’enfasi di chi sa di aver governato bene e, di fronte ad una stampa rossa che smarrisce sempre la lente a contatto dell’occhio destro, vede se stesso come unico mezzo per comunicarlo alla gente.

Ha parlato dei numeri della regione e dei suoi numeri, della fatica di governare “senza soldi” ma nonostante questo di aver rilanciato il suo settore e di aver ottenuto risultati importanti.

Ha raccontato i dettagli amministrativi di quella fatica, ha parlato della spendig review: “abbiamo ridotto i dirigenti da 136 ad 84, abbiamo rinunciato al vitalizio, alla pensione, sapete cosa significa? Che avrei preso 2.500 euro al mese di vitalizio vita natural durante e, se fossi mancato, mia moglie avrebbe preso 1.250 euro di reversibilità. Abbiamo pensato a rilanciare l’Abruzzo, non hai nostri piccoli orticelli personali“.

Il volto paonazzo, la voce che s’impennava; gli unici momenti per riprendere fiato, quando la gente gli impediva di parlare con ondate magnificenti di applausi fragorosi.

Al termine dell’incontro è iniziata una cena informale in cui, a mio parere, emergeva più di ogni altra occasione il capitale umano del suo elettorato.

Io, caro lettore, più che stare in mezzo ad un comitato elettorale, ho avuto la sensazione di trovarmi in mezzo ad un grande gruppo di amici, coesi, plurali, tutti stretti fedelmente intorno al loro rappresentante. In poche parole: una macchina da guerra.

Qualcuno ha accennato al camioncino di D’Alfonso itinerante per i mercatini rionali, ma poi si è guardato intorno e si è accorto che se una macchina da guerra si scontra con un camioncino, beh… quanto meno bisogna chiamare il 118.

Marco Minnucci


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