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Marino Alberto Balducci organizza corsi sulla Divina Commedia come terapia dello spirito. Scrive libri di critica ermeneutica e di poesie ispirate ai suoi viaggi indiani e alla collaborazione con la University of Delhi. Fra l’altro, ha pubblicato un romanzo infernale. Ci ha donato questa sua riflessione che volentieri pubblichiamo.

Melania Rea è stata uccisa in un bosco abruzzese. Ormai è più di un anno. È sospettato dell’omicidio il marito che la tradiva ripetutamente. Su questo caso le cronache appassionate aggiungono sempre qualche dettaglio, con il passare dei mesi, mentre le indagini avanzano e mettono in luce i più nascosti particolari.La triste storia emoziona perché ci pone a confronto col tema universale che più si ripete fin dagli inizi del mondo e della nostra cacciata dall’Eden.   È questo il tema terribile del nostro inganno di amore, l’amore che riceviamo da chi ci ama e che noi ricambiamo col tradimento, con la violenza o altre volte con l’omicidio.

 

L’offesa che noi subiamo è un’occasione di crescita, di evoluzione mentale, esistenziale, spirituale. No, lei non è solo male. È uno strumento (e senza dubbio il più grande) che può portarci a trascendere i nostri limiti. L’offesa può avvicinarci alla gioia perfetta, se la accettiamo, la sosteniamo, la convertiamo nell’energia che trascende l’umano e che ci fa poi creature divine.Ecco tre donne emblematiche nella Divina Commedia: Francesca da Rimini, Pia de’Tolomei e Piccarda Donati. Tutte tradite dai loro amanti o mariti, dalla famigliaE uccise o obbligate a scelte forzose che ne han causato la morte. La prima fra loro ricorda: e non perdona. Così quel rancore la chiude all’inferno. L’altra che segue rammenta: ma non accusa, non si ribella, si fa portare dal male più in alto — sopra quel monte del purgatorio — verso il giardino, i suoi frutti e i suoi fiori. L’ultima ha ormai trasceso tutto l’orrore: lo ha regalato a suo Padre che ora è con lei, che l’abbraccia e la ama infinitamente, in paradiso. Non crede al male assoluto dentro l’umano quest’ultima donna. Il male è solo una parte (una maschera) del nostro Bene interiore: quello che è essenza e sigillo ineguagliabile, che non possiamo riuscire mai a estirpare. E lui ci vuole, ci chiama, quel Bene.

 

Ma tu… tu dove sei, disgraziata del nostro tempo?… dove sei andata, Melania?  Noi siamo offesi da quell’inganno d’amore che ti ha condotto alla morte. Io spero sempre comunque che il tuo bosco nero, dove hai iniziato quell’altro viaggio, diventi presto per te un giardino… e che da quello tu possa andare più in alto.

 

di Marino Alberto Balducci

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