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Sulla reputazione di quest’uomo bisogna mettersi d’accordo: o si crede alla definizione che ne dà il sindaco di Brescello (RE), Marcello Coffrini (PD) che lo definisce “uomo educato” o a quella che ne danno gli inquirenti della Dda di Bologna ovvero “un elemento di spicco della criminalità organizzata”. Fatto sta che la deputata grillina, Maria Edera Spadoni, è stata invitata a non pronunciare quel nome. 

“Ieri – racconta la deputata – all’evento nazionale sull’acqua pubblica in piazza Martiri 7 Luglio abbiamo parlato di tante cose. Ho ricordato il pericolo delle infiltrazioni mafiose che, purtroppo, riscontriamo anche nel nostro territorio. Che i parlamentari emiliano-romagnoli del Movimento 5 Stelle hanno richiesto due settimane fa le dimissioni del sindaco di Brescello Coffrini dopo le sue dichiarazioni su Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2008. Alla fine dell’evento si sono avvicinate tre persone. Una di queste mi ha detto che il nome di Grande Aracri non lo devo più nominare”. E chi è Aracri? Un condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2008.

Esattamente un anno fa i carabinieri di Reggio Emilia effettuarono un sequestrato preventivo anticipato tra Brescello, Reggio Emilia e Botricello, sedici conti correnti bancari, due società del settore edile, sei unità abitative, nove unità commerciali, due veicoli e un terreno rurale. Beni, di un valore di 3 milioni di euro, tutti riconducibili a Francesco Grande Aracri, 60enne di Brescello, fratello di Nicolino Grande Aracri, boss del clan crotonese. Francesco è definito dagli inquirenti l’elemento di spicco della cosca dei Cutro. Una ‘ndrina nata negli anni ’90 dalla scissione con il clan Dragone e che ha collegamenti, oltre che in Italia del nord, anche in Germania. 

“Il lasso temporale corrente tra l’intervento odierno e l’indagine convenzionalmente chiamata ‘Edilpiovra’ avvalora ulteriormente la pervasività della ‘ndrangheta nel contesto reggiano e l’incessante lavoro dell’Arma e della magistratura emiliana” commentarono gli investigatori. Attività estorsive e criminali coordinate e pensate proprio da Francesco Grande Aracri. Nell’ottobre 2008 diventa esecutiva la sentenza di condanna a tre anni e sei mesi con due anni di libertà vigilata, per associazione a delinquere di stampo mafioso. 

Aracri, successivamente al sequestro dei beni, si becca una denuncia, con altre quattro persone a lui legate, per “concorso in occupazione di un terreno demaniale”. L’accusa per i carabinieri è di aver occupato abusivamente un terreno a Brescello che aveva adibito a depositi di materiale edile. A dicembre scorso Aracri viene raggiunto da una misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Ma il Tribunale di Reggio a luglio scorso respinge l’istanza di limitazione. Nel frattempo lo stesso Aracri racconta della possibilità offertagli da un’impresa edile di Cremona per un lavoro a Gualteri (RE). Dopo alcuni accertamenti risulta che il consorzio, messo in piedi dopo i provvedimenti giudiziari, è gestito da un parente di Aracri. 

Dal rapporto sulle mafie in Emilia-Romagna vengono fuori dati allarmanti:”80 clan e 20 miliardi di euro di fatturato con 36 ‘ndrine calabresi, 21 clan camorristici, 17 riconducibili alla mafia siciliana e 4 alla sacra corona unita. Nella sola Reggio Emilia sono presenti 17 ‘ndrine, 4 clan legati della mafia siciliana e 3 della camorra”.

“Sono un onesto lavoratore” disse all’indomani della condanna Aracri. E, probabilmente, il sindaco di Brescello, senza tener conto dell’interessamento della magistratura nei confronti dell’uomo, gli ha creduto senza fiatare.

“E’ gentile e molto tranquillo. Uno che ha sempre vissuto a basso livello” ha raccontato Marcello Coffrini alla webtv Cortocircuito. Mai una denuncia per estorsione o ricettazione avvenuta in terra locale. Dichiarazioni che hanno indignato, primo fra tutti, Libera:”chiediamo le dimissioni del sindaco di Brescello. Ci auguriamo che i consiglieri comunali si vergognino delle parole dette dal loro sindaco quel che basta per sfiduciarlo. Nel caso questo non dovesse succedere continueremo a far sentire la nostra voce, e faremo iniziative antimafia anche a Brescello”.

E alle intimidazioni fatte alla Spadoni interviene Beppe Grillo:”La solidarietà che le esprime il Movimento 5 stelle – scrive – non è di sole parole, ma di fatti concreti. I candidati M5S alle elezioni regionali in Emilia Romagna hanno dichiarato che si presenteranno aderendo a livello programmatico a tutte le iniziative di lotta alle mafie e alla corruzione promosse da ‘Riparte il futuro-Libera’. Quello che serve alla nostra società – aggiunge Grillo – è trasparenza in ogni candidatura e nella scelta della gestione di fondi e appalti, con più stringenti norme contro la corruzione e contro le infiltrazioni mafiose, per proseguire con campagne culturali e informazione”.

E Alessandro Di Battista aggiunge:”La mia collega e amica Maria Edera Spadoni ha ricevuto delle intimidazioni ieri a Reggio Emilia. Il Paese vero è questo non sono i selfie e gli studi televisivi. L’Italia è questa, è un paese dove una deputata della Repubblica pronuncia il nome di un mafioso e subito tre giovanotti le si avvicinano e le dicono di non pronunciare mai più quel nome. L’Italia è questa ma l’Italia è anche il paese dove una giovanissima parlamentare ha il coraggio di denunciare la presenza della ‘Ndrangheta nella sua Reggio Emilia, questo a dimostrazione del fatto che la mafia si è infilata dovunque, istituzioni comprese. Sono orgoglioso di “lottare” ogni giorno assieme a Maria Edera. Mia cara Spadoni, se ti arrivano minacce del genere significa soltanto che stai lavorando bene. Per cui ti ringrazio e ti abbraccio. Coraggio!”

Antonio Del Furbo

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