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L’operazione “Grimilde” scattata in Emilia ha evidenziato rapporti poco chiari tra ‘Ndrangheta e politica. A Piacenza è stato arrestato il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia e politicamente legato al parlamentare Tommaso Foti (non coinvolto nell’inchiesta).




Stando alle rivelazioni degli inquirenti, Caruso avrebbe favorito una truffa, in qualità di dirigente delle Dogane, per ottenere fondi dall’Unione Europea sul fronte dei finanziamenti europei per l’agricoltura. “Ricordo che sempre più spesso le mafie cercano di mettere le mani sui fondi comunitari” ha detto Sabrina Pignedoli, Capolista per il M5s nella circoscrizione Nord-Orientale nelle Europee 2019.

I parlamentari del Movimento in Commissione antimafia sulla vicenda hanno chiesto la Commissione d’accesso prefettizia al Comune di Piacenza. “È il primo passo necessario per valutare l’eventuale scioglimento dell’amministrazione” ha detto ancora la Pignedoli.

Una vicenda che, ancora una volta, riporta Brescello (Reggio Emilia), il paese di Peppone e don Camillo, primo Comune emiliano-romagnolo sciolto per rischio di condizionamento mafioso, al centro dell’attenzione per via di arresti eclatanti come quello di Francesco Grande Aracri e del figlio Salvatore. Il primo, fratello del boss di Cutro (Crotone) Nicolino Grande Aracri, era già stato condannato a 3 anni e 6 mesi per associazione mafiosa.

Come riferisce Pignedoli “Nonostante ciò, l’allora sindaco Marcello Coffrini (Pd) lo aveva definito ‘uno composto, educato, che ha sempre vissuto a basso livello’. Salvatore Grande Aracri nell’ottobre del 2014 aveva partecipato alla manifestazione in piazza a Brescello per sostenere lo stesso Coffrini, dopo le sue ‘uscite’ sul boss. Ma del resto l’allora sindaco – non indagato – aveva riferito che Brescello non è un paese con problemi di criminalità organizzata e che la ‘storia della ‘Ndrangheta’ è un ‘leitmotiv'” .

Lo stesso padre di Marcello Coffrini, l’avvocato Ermes Coffrini, anche lui in precedenza sindaco della cittadina della bassa reggiana fino al 2004, fu il legale della famiglia Grande Aracri dal 2002 al 2006 per una causa al Tar di Catanzaro. Nel 2003 i suoi assistiti Francesco e Antonio Grande Aracri furono arrestati nell’inchiesta per mafia Edilpiovra.

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