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Dunque, nell’ambito dell’inchiesta sulla Sanitopoli lucana spunta anche il nome di un magistrato. La questione sembrerebbe quasi normale se non fosse per un dettaglio: il nome del giudice è rimasto segreto.

Ricorderemo tutti il giorno in cui i media “processarono” (come sempre accade) soprattutto il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella (Pd), con l’accusa  di falso e abuso d’ufficio. E ricorderemo anche la solita conferenza stampa in cui la Procura di Matera spiegava i dettagli dell’operazione che portò all’arresto di 30 persone per probabili “concorsi truccati”.

Ora, però, in questo intreccio c’è finito anche un giudice di cui, stranamente, non si conosce il nome. 

Eppure, la responsabilità del magistrato, stando alle carte, appare molto chiara. La notizia è emersa da una segnalazione inviata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo alla Procura inquirente. C’è da aggiungere che, nell’ambito dell’inchiesta materana, l’ex vice procuratore generale della Procura della Corte dei Conti di Basilicata, Ernesto Gargano, trasferito in Campania, nei giorni scorsi è stato ascoltato dalla Guardia di Finanza. È proprio tra le centinaia di pagine dell’ordinanza che compare il nome di Gargano. Colloqui avvenuti con il direttore amministrativo dell’Azienda Sanitaria di Matera, finita in carcere e poi ai domiciliari, in merito alla tesi di laurea del figlio di Pietro Quinto, direttore generale della Asm, anche lui arrestato.

La doppia intercettazione telefonica

Intercettazione avvenuta nei riguardi di un’utenza da parte della Procura materana e di quella di Catanzaro. Una sovrapposizione che ha creato qualche imbarazzo negli ambienti investigativi.

Nel rispondere alla direzione nazionale Antimafia, il pm Salvatore Colella, titolare delle indagini, ha spiegato che l’intercettazione della stessa utenza da parte della Procura di Catanzaro è stata effettuata a seguito della trasmissione, da parte del suo ufficio, di uno stralcio delle intercettazioni effettuate sull’oggetto di segnalazione, nel corso delle quali emergeva notizia di reato a carico del magistrato in servizio presso il distretto lucano.

Resta da capire il nome e le ragioni per le quali è indagato il magistrato. Ma il pm Colella, ovviamente, ha espresso un semplice “no comment”.

Vabbè, se fosse stato un politico magari lo avremmo saputo prima dell’indagato stesso.

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