Se il Fisco non risponde, il debito per il contribuente si annulla. Lo dice anche la Cassazione
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Arriva un’altra sentenza a favore del contribuente e che mette con le spalle al muro il Fisco. Dopo la sentenza di qualche mese fa della Corte d’Appello di Lecce e quelle di varie Commissioni Tributarie in tutta Italia, arriva anche la Corte di Cassazione a sancire un importante diritto del contribuente.

Si tratta della sentenza n.28354 del 5.11.2019. Tale diritto è previsto dalla legge n.228/2012, la quale prevede che se il contribuente riceve una cartella esattoriale errata – oppure un altro atto illegittimo – può inviare una semplice lettera al concessionario della riscossione (ex Equitalia) e se non riceve risposta nei 220 giorni il debito si annulla.

La sentenza della Corte d’Appello

Un’altra sentenza, quella della Corte d’Appello di Lecce, sempre per lo stesso motivo, ha annullato cartelle esattoriali illegittime per oltre 40.000 euro a un imprenditore salentino assistito dall’Avv. Sances.

“Ora abbiamo anche l’appoggio della Suprema Corte, la quale finalmente ha riconosciuto che la mancata risposta da parte del Fisco al contribuente comporta l’annullamento dei tributi” spiega Sances. La norma di riferimento è l’articolo 1, commi da 537 a 544 della legge n.228/2012, la quale in sostanza prevede che in caso di ricevimento di un atto illegittimo da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia per intenderci) il contribuente possa inviare una semplice dichiarazione al concessionario e se non riceve risposta entro 220 giorni il debito si annulla.”

Responsabilità della P.A.

La norma responsabilizza finalmente gli uffici della Pubblica amministrazione che sono tenuti a rispondere al cittadino. Ciò comporta che in casi veramente gravi (come ad esempio di tributi già pagati e richiesti più volte oppure di tributi prescritti) il contribuente possa risolvere il suo problema facendo una semplice dichiarazione ed evitando così lunghi e costosi contenziosi legali.

“È importante, dunque, informare il popolo delle partite iva e comunque a tutti i contribuenti in merito ai loro diritti. Ecco perché ho ritenuto opportuno collaborare con associazioni di categoria come Partite Iva Nazionali (PIN)  e ConfimpreseItalia” conclude l’avvocato.

Di admin

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