Stellantis: parte la Giga factory di Termoli. Entro il 2030 il 100% di auto elettriche. "Lo Stato non serve". Dubbi dei sindacati
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L’accordo sulla gigafactory di Termoli c’è e arriverà nel giro di poche settimane. Nello stabilimento dove si producono motori e cambi in provincia di Campobasso attendono con ansia il momento della sigla che “sarà fra poche settimane”, dice Tavares.

Conferma i 370 milioni di supporto da parte del governo italiano, “in linea con quanto hanno fatto in Francia e in Germania”, gli altri due Paesi dove Stellantis costruirà due impianti. L’accordo di massima c’è, ma deve passare il vaglio anche dei soci di Acc, la joint venture per la costruzione delle fabbriche di batterie in Europa. Tavares non ha fornito cifre sull’investimento a Termoli, ma dovrebbe aggirarsi attorno ai 2,5 miliardi di euro. Rispetto all’ingresso dello Stato italiano nella proprietà di Stellantis, dove c’è già lo Stato francese, Tavares ha risposto che “non vede la necessità”.

L’Italia per il gruppo è una colonna portante e per l’ad “possiamo proteggere l’Italia senza avere il governo nell’azionariato. Il governo può usare meglio le tasse degli italiani”, ha aggiunto. “L’Italia è una delle colonne del Gruppo, stiamo investendo per rilanciare Alfa Romeo, Lancia ed elettrificare la Fiat”. L’ad ha però sottolineato, riferito all’Italia, “che non bisogna avere paura dei cambiamenti, che bisogna essere dinamici”.

Considerazioni che Tavares ha fatto a poche ore dalla presentazione del piano a lungo termine, che è avvenuta a Zaandam, sobborgo di Amsterdam, e durante la quale ha annunciato l’obiettivo finanziario di raddoppiare i ricavi (a quota 300 miliardi) entro il 2030. Sul conflitto in Ucraina Tavares ha confermato che gli effetti sul gruppo “sono marginali”.

Tavares si è concentrato poi sul problema degli incentivi, ma non quelli italiani.

L’ad di Stellantis sottolinea che si tratta di un problema europeo, che è l’Europa che dovrebbe intervenire. Il mercato ora è crollato a 15 milioni di vetture, “bisognerebbe riportarlo in un intervallo tra 18 e 20 milioni di vetture. In quel range noi possiamo avere una quota del 22%. Senza un ritorno del mercato a livello pre-Covid ci potrebbero essere delle conseguenze sociali in Europa”.

Auto elettriche entro il 2030

Stellantis sarà il campione del settore nella mitigazione del cambiamento climatico, raggiungendo le zero emissioni di carbonio entro il 2038, con una riduzione del 50% entro il 2030.

“Assumere la leadership nella decarbonizzazione, così come un decisivo passo avanti nell’economia circolare, è il nostro contributo per un futuro sostenibile”. “Stiamo preparando la strada affinché il 100% delle vendite in Europa e il 50% delle vendite negli Stati Uniti siano costituite da veicoli elettrici a batteria (Bev) entro la fine del decennioha detto Carlos Tavares presentando il piano strategico a Zaandam, cittadina a quindici chilometri da Amsterdam.  

“Stellantis – ha proseguito – si impegna a diventare il campione del settore nella lotta contro il cambiamento climatico, raggiungendo le zero emissioni da carbonio entro il 2038″. Tavares, presentando “Dare Forward 2030”, il suo “audace piano strategico per il prossimo decennio ha detto che porterà i dipendenti Stellantis ad essere ‘secondi a nessuno’ nella creazione di valore per tutti gli stakeholder”.

Il primo suv completamente elettrico del marchio Jeep sarà lanciato all’inizio del 2023 e un’anteprima del nuovo pick-up Ram 1500 Bev in arrivo nel 2024.

Stellantis prevede di realizzare 30 miliardi di ricavi in Cina nel 2030. I brand su cui il gruppo punterà saranno 6, in particolare modelli Bev. Il piano prevede il lancio di 30 modelli in Cina. “Saranno rivisti i business model di Citroen e Peugeot. Per quanto riguarda Jeep, Stellantis è ancora in attesa dell’approvazione da parte del governo cinese della richiesta di salire al 75% della joint venture con Gac. Inoltre, si punterà a migliorare le esportazioni di Maserati in Cina”.

“Sugli incentivi alle auto meno inquinanti – ha proseguito – la decisione non dovrebbe essere presa a livello nazionale, ci vuole un intervento dell’Europa. Il problema è come l’Europa vuole sostenere la sua industria automobilistica”, ha spiegato. Tavares ha aggiunto che, per mantenere la sua solidità, Stellantis deve avere una quota tra il 20 e il 22% del mercato europeo. “Il problema non sono gli incentivi dei singoli Paesi – ha spiegato Tavares – ma se l’Europa vuole proteggere la sua industria dell’auto. La domanda che l’Europa dovrebbe porsi è come si possa fare per riportare il mercato al livello pre-Covid, quando si vendevano 18 milioni di auto all’anno contro i 15 milioni di oggi”. “La questione al centro di tutto – ha spiegato l’ad di Stellantis – è se l’Europa vuole garantire a tutti i suoi cittadini la libertà di movimento che è la base della democrazia europea, se si vuole difendere il diritto alla mobilità. I governi devono farsi questa domanda”. Tavares ha sottolineato che l’ibrido “è fondamentale per la transizione perché può garantire l’accessibilità di tutti alle auto visto che l’elettrico ha costi alti. Per l’ambiente può fare molto di più la vendita di auto ibride e meno inquinanti alla classe media che la vendita di un’auto elettrica a un ricco. Il passaggio di massa alle auto elettriche farebbe salire il fabbisogno di energia e di conseguenza dell’energia nucleare”.

Ricavi raddoppiati

Il gruppo Stellantis punta a raddoppiare il fatturato entro il 2030, portandolo a 300 miliardi di euro, dai 152 miliardi del 2021. Tavares ha detto che entro la fine del decennio il 100 per cento dei veicoli venduti in Europa da Stellantis saranno elettrici (Bev), negli Stati Uniti il 50 per cento. Sempre entro il 2030 il gruppo (il cui primo azionista è la holding Exor, che controlla anche La Repubblica attraverso Gedi) lancerà 75 nuovi modelli solo elettrici, 45 dei quali entro il 2024. Il gruppo prevede di raaggiungere le zero emissioni a livello globale entro il 2038, con una riduzione del 50 per cnto entro il 2030.

Tavares ha fatto vedere un’immagine della prima Jeep con motore solo elettrico, che sarà lanciata nella prima metà del prossimo anno e assemblata in Polonia. Si tratterà di un modello compatto, più piccolo dell’attuale Renegade. Prevede di arrivare a vendere un milione di vetture con motore solo elettrico nel 2024, per salire a tre milioni nel 2027 e a cinque milioni nel 2030. Per gli stessi anni Tavares ha indicato gli obiettivi di fatturato intermedi rispetto alla fine del decennio, che sono posizionati a 200 miliardi di euro nel 2024 e a 250 miliardi nel 2027. Dal punto di vista finanziario, il gruppo prevede di mantenere in tutto questo periodo un volume di investimenti nell’ordine dell’8 per cento dei ricavi, dall’8,6 per cento del 2021.

Le tappe del piano

Il piano è stato denominato “Dare Forward 2030” e l’amministratore delegato ha definito gli obiettivi indicati come “impegni”, affermando che poche altre case automobilistiche al mondo si sono dette in grado di raddoppiare i ricavi di qui al 2030. “È un piano molto sfidante e ambizioso, ci saranno ostacoli lungo la strada ma noi ci adatteremo e spingeremo avanti. I tempi ci chiedono un cambiamento di mentalità, bisogna spingerci il più possibile nel futuro”, ha detto. L’espansione del gruppo continuerà a fare leva sui mercati principali dove opera, ma crescerà gradualmente anche nelle altre aree geografiche. Se nel 2021 l’Europa e il Nord America hanno rappresentato l’85 per cento delle ricavi netti, nel 2030 Tavares prevede che questa quota scenderà al 72 per cento. Il prossimo anno verrà inaugurato un nuovo stabilimento produttivo in Indonesia ed entro il 2030 il gruppo punta a raggiungere in Cina un volume d’affari di 20 miliardi di euro, lanciando 30 modelli e facendo leva sulle nuove strategie di sviluppo che sono in fase di ultimazione per i marchi Psa e Citroën e per Jeep.

Tavares non ha fornito ulteriori indicazioni sulla destinazione degli stabilimenti italiani del gruppo, rispetto a quelle già note. “Il fattore determinante è rappresentato dalle dimensioni del mercato. Noi non siamo in una posizione di difesa, abbiamo una quota del 23 per cento del mercato e vogliamo mantenerla. Ci mettiamo la tecnologia, i brand, i modelli, perché la trasformazione elettrica che stiamo vivendo è divertente e eccitante”, ha detto, ripetendo come già fatto in passato che “il problema sono i vincoli che vengono posti al mercato. Prima del Covid in Europa si vendevano 18 milioni di auto, oggi 15 milioni. La domanda che va posta alle istituzioni è se hanno intenzione di proteggere la libertà di movimento dei cittadini. Noi ci impegniamo a offrire modelli sicuri e puliti ma se il mercato continua a diminuire il problema non è di Stellantis, è di tutti”.

Il messaggio per l’Ucraina

Tavares ha aperto la presentazione del piano industriale, che si è tenuta ad Amsterdam, con un messaggio sulla guerra in Ucraina, annunciando la creazione di un fondo per i rifugiati. “Siamo molto preoccupati per i 71 nostri colleghi che lavorano lì, per le loro famiglie e i loro amici. Abbiamo costituito un team di persone per fornire loro la massima assistenza possibile. Fino a ieri sera eravamo in contatto con tutti, in questo momento invece non riusciamo a essere in contatto con tre di loro”. “Condanniamo qualsiasi violenza e aggressione. Speriamo che la situazione torni alla ragione”.

Sindacato preoccupato

E il sindacato, è preoccupato per una serie di problemi produttivi e occupazionali, che Fim Cisl ha evidenziato in un recente report. Secondo la pubblicazione di un recente studio, il responsabile nazionale per l’automotiveFerdinando Uliano, ha chiesto al Mise la convocazione urgente di un tavolo dedicato. “Siamo alla vigilia della presentazione del primo piano industriale del gruppo (prevista per i primi di marzo), non possiamo andare a questo appuntamento in una situazione di indeterminatezza su scelte strategiche per il gruppo e per il settore dell’automotive” – afferma Uliano.

Nel report vengono evidenziati, per esempio, i problemi relativi alla produzione. Nel 2021 lo shortage dei semiconduttori ha colpito duro, tanto che – a fronte di una crescita del 14,2% nei primi nove mesi (rispetto allo stesso periodo del 2020) – a fine dell’anno, a causa dei tanti fermi di attività, la partita si è chiusa in terreno negativo: – 6,1%. Nel 2021 sono state realizzate, tra autovetture e furgoni commerciali, 673.574 unità contro le 717.636 del 2020. Tutto questo secondo un recente report di Fim Cisl. Ci sono tuttavia note positive: crescono i volumi della 500 elettrica, e di conseguenza la produzione di Mirafiori; ma anche quelli della supersportiva MC20 (Modena) e quelle della Jeep Compass (Melfi). Risultati positivi sono attesi dalla ristrutturazione del polo di Torino, con la traslazione delle attività di Maserati da Grugliasco a Mirafiori e dall’elettrificazione di alcuni modelli del Tridente; ma anche, da 2024, dalle nuove produzioni green di Melfi.

Quanto all’occupazione, negli stabilimenti di CentoPratola Serra e Termoli si è passati dai 5.283 occupati diretti del 2020 ai 4.866 del 2020 (-7,9%); in quelli di Mirafiori e Verrone da 1.702 a 1.518 (- 10,8%). Si evidenzia la necessità e l’urgenza di individuare garanzie per le prospettive future di oltre 7mila lavoratori in Italia del gruppo che operano sui motori tradizionali, numero che si raddoppia se consideriamo anche l’indotto.

Nello specifico la produzione di autovetture, pari a 408.526 unità, segna un – 11,3%, mentre quello relativo ai veicoli commerciali mostra un leggerissimo aumento del 3,1%.

La riscossa del polo produttivo di Torino

La 500 elettrica è anche, in un certo senso, la “macchina della salvezza” o “della riscossa” – se si tiene conto del momento. Se nel 2020 erano state prodotte 36.702 unità, nel 2021 si è giunti a quota 77.267, che rappresenta un incremento del 110%. È dovuto essenzialmente alla 500e di Mirafiori, delle quali sono state vendute nel 2021 53.819 unità. Il 70% delle vendite del polo torinese. Solo il 30% è rappresentato dalle produzioni di Maserati Levante, Ghibli e Quattroporte, che hanno totalizzato 23.448 unità.

Lo stabilimento Maserati di Modena

I volumi di vendita della nuova Maserati supersportiva MC20 sono in crescita. Nel 2021 hanno raggiunto quota 600 unità, saturando la capacità produttiva del plant. L’aspettativa di Stellantis per Modena, anche in vista di un consistente portafoglio ordini, è di crescere sia nei volumi che nell’occupazione.

Perdite a Cassino

Cassino, invece, si è registrata una perdita consistente di volumi: – 18% rispetto al 2020. La produzione si è attestata a 43.753 unità ed è per due terzi rappresentata da Suv Stelvio con 28.705 unità. Se prendiamo a riferimento il periodo pre-covid, la perdita s’incrementa ulteriormente raggiungendo -26%.

Forte crollo a Melfi

Melfi il calo dei volumi ha raggiunto quota – 28,8%, con – 66.202 unità. Nello specifico, la produzione della Jeep Compass, partita a maggio 2020, ha raggiunto le 44.224 unità (+47%) grazie al primo anno completo di produzione. Mentre i due piccoli suv, la Jeep Renegade e la Fiat 500x, si attestano a 119.422 con una riduzione di 80.478 unità pari a – 40%. Complessivamente, dal 2015 si son perse oltre la metà delle vetture prodotte (-58%) passando dalle 390mila alle 163.646 di quest’anno. Melfi ha una capacità produttiva intorno alle 400mila unità, ma attualmente la situazione per i semiconduttori è talmente grave che le ripercussioni sulla produzione sono molto pesanti.

Pomigliano in calo confida nel Tonale

Anche a Pomigliano il 2021 è un anno da dimenticare: la produzione ha raggiunto quota 123mila unità, contro le 140,478 dell’anno precedente. Un calo del 12%. Ma la perdita di volumi è più ampia (- 38%) se consideriamo il periodo pre-covid, quando le unità prodotte erano 198.647. Ad oggi lo stabilimento di Pomigliano occupa 4.281 lavoratori, circa 200 in meno a seguito delle uscite volontarie.

Atessa positivo

L’obiettivo dei 300mila veicoli commerciali prodotti non è stato raggiunto, ma ne sono stati realizzati 265.048 unità, con un incremento positivo rispetto al 2020 del + 3,1%. In realtà il target era alla portata di Atessa, ma le giornate di fermo per lo shortage di semiconduttori ne hanno impedito il conseguimento.

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