Strage di Bologna: il giudice che frequentava il capo della struttura clandestina in Italia del FPLP
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Il passato stragista ripiomba sull’attualità italiana. E a far deflagare la bomba è un nome: Aldo Gentile, giudice che dal 21 settembre del 1980 è stato titolare dell’istruttoria sulla strage alla stazione ferroviaria di Bologna. La toga frequentava Abu Anzeh Saleh, il giordano di origini palestinesi, capo della struttura clandestina in Italia del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina.

Cosa di non poco conto visto che la cellula era legata alla galassia sanguinaria del superterrorista “Carlos lo sciacallo”. Un personaggio, Saleh, coinvolto nell’inchiesta sul sequestro dei missili di Ortona e intorno al quale ruotano le agghiaccianti minacce palestinesi di ritorsione all’Italia per la sua liberazione proprio a ridosso delle stragi di Ustica e di Bologna.

Del legame d’amicizia tra Saleh e Gentile se ne parla in un verbale di sommarie informazioni testimoniali rese proprio dal giudice Aldo Gentile (il 7 novembre 2012) al sostituto procuratore Enrico Cieri e al capo della Sezione Antiterrorismo della DIGOS di Bologna Antonio Marotta. Rivelazioni fornite nell’ambito del procedimento penale aperto alla fine di luglio 2005. Il fascicolo è incentrato sulla presenza a Bologna il giorno della bomba di un fedelissimo di Carlos, ovvero il tedesco Thomas Kram compagno della terrorista Christa-Margot Fröhlich riconosciuta da un testimone come presente a Bologna.

Gentile e Saleh s’incontravano regolarmente

Di questo verbale e delle presunte anomalie processuali intorno al giudice Gentile dà conto il sito Reggio Report, che scrive: “nello specifico, i due, il giudice istruttore Aldo Gentile e Abu Anzeh Saleh si incontravano regolarmente al bar di via delle Tovaglie, poco distante da Palazzo Baciocchi, allora sede degli uffici giudiziari bolognesi. Gentile ricevette da Saleh anche dei regali, in particolare un bassorilievo in ottone raffigurante il tempio di Gerusalemme, ancora oggi conservato nell’abitazione dell’anziano giudice (99 anni) in pensione, napoletano di nascita, ma bolognese di adozione”. “Abu Anzeh Saleh abitava in via delle Tovaglie e frequentava il bar che era di fronte alla sua abitazione. Ci si vedeva… si familiarizzava”, ha dichiarato Gentile.

E c’è dell’altro.

L’ex giudice istruttore del Tribunale di Bologna è stato sentito per chiarire i motivi che lo spinsero, il 10 settembre 1981, meno di un mese dopo la scarcerazione di Abu Anzeh Saleh, a richiedere ai colleghi della Corte d’Appello de L’Aquila un permesso per Saleh. Il capo del Fronte popolare avrebbe dovuto assentarsi da Bologna -dove aveva l’obbligo della firma in Questura- per recarsi a Roma per una settimana. Saleh in Italia era stato scarcerato il 14 agosto 1981, in accoglimento del ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Edmondo Zappacosta del Foro di Roma, secondo il Sismi legale di fiducia dell’Ambasciata libica a Roma.

“Stava sempre lì”

“Siccome questo stava sempre lì, ci si salutava e si scherzava – ha dichiarato Gentile a verbale – Assolutamente mai cose professionali”. Stranamente, però, il 10 settembre 1981 è proprio Gentile a trasmettere quel fonogramma ai colleghi de L’Aquila per autorizzare Saleh a recarsi una settimana a Roma. “Poi sono andato a Roma, sono dovuto andare da… non mi ricordo come si chiama, comunque era il fiduciario dell’OLP a Roma il quale mi disse che Abu Saleh era un suo agente e precisamente il suo agente a Bologna”, ha aggiunto Gentile.

Alla domanda cruciale posta dal sostituto procuratore Enrico Cieri sul perché Gentile chiese, nell’ambito dell’istruttoria sulla strage, l’autorizzazione per Saleh a recarsi a Roma immediatamente dopo la sua scarcerazione, il giudice risponde: “Non mi ricordo, assolutamente non mi ricordo”. E ancora. “La cosa sorprendente è che Gentile – riporta sempre Reggio Report – è che il conserva buona memoria di gran parte di quello che ha fatto in quegli anni (…) ma non ricorda perché si interessò personalmente a chiedere quella autorizzazione a favore di Abu Anzeh Saleh e, soprattutto, su chi lo sollecitò per mandare il capo dell’FPLP in Italia a Roma subito dopo la sua scarcerazione”

Le anomalie processuali

Tra queste il particolare che il giudice Gentile avrebbe, per sua stessa ammissione, ricevuto un regalo da Saleh, e poi che (sempre Gentile) avrebbe tirato in ballo anche gli ex colleghi Giorgio Floridia e Vito Zincani, affermando che anche loro avrebbero conosciuto e frequentato Saleh. “Floridia e Zincani, sentiti a verbale, hanno preso le distanze da quelle affermazioni e hanno smentito in modo categorico la versione fornita da Gentile”.

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