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I difensori della famiglia coinvolta un anno fa nell’operazione ‘Domus’ che ha portato al sequestro della villa in contrada Colli annunciano battaglia. “Un ricorso è stato presentato contro il sequestro. E siamo pronti a presentarne altri”.

Insomma tutto da rifare. O quasi. La Guardia di finanza aveva pensato bene di sequestrare tre immobili, tra cui una villa, e vari terreni a persone sconosciute al fisco in quanto “ingiustificato il possesso visti i redditi irrisori”. Beni del valore di oltre 2 milioni di euro su cui gli uomini dell’arma assicura il procuratore della Repubblica di Vasto, Francesco Prete, “hanno fatto un lavoro straordinario”. Strano che i “riscontri minuziosi” non abbiamo rilevato un fatto su cui si basa tutta la vicenda: il reale proprietario dell’immobile di località Colli.

Così viene fuori che la villa super lusso è intestata ad un bimbo di 3 anni a cui è stata fatta una donazione. E la rivelazione la fanno i due avvocati, Raffaele Giacomucci e Giovanni Cerella, al quotidiano ‘il Centro’. “Andremo avanti con i ricorsi fino a quando la Corte di Cassazione non emetterà una sentenza definitiva in proposito” annunciano i due difensori. E poi rincarano la dose:”Tutti i beni sequestrati non possono essere destinati a nessuno scopo”. C’è da pensare, quindi, che tutto, al momento, resterà com’è e che la famiglia rimarrà nella villa perché in uso per conto del bambino.

Possibile che un bimbo di 3 anni metta in crisi un sequestro di beni di provenienza sconosciuta?

Vasto è la città dove la criminalità organizzata sta investendo da anni per mezzo di rom come abbiamo più volte denunciato. E chi dovrebbe pensare al bene pubblico e alla difesa nulla può contro questa situazione:”Lo Stato è debole a reimpiegare i beni sequestrati alla malavita e, anche a Vasto, troviamo difficoltà a riutilizzare, a fini sociali, una casa sottratta alla criminalità”. Sono le parole che lo stesso Francesco Prete pronunciò quasi due anni fa e da allora nulla è cambiato. “Dei 43 miliardi di euro confiscati alle mafie dalla magistratura solo 3 miliardi sono stati confiscati in via definitiva” ha ancora aggiunto il procuratore vastese.

Il giudice Antonio La Rana, già nel febbraio 2009 chiese a Prete di essere ascoltato per “comportamenti di rilevanza penale che sarebbero stati tenuti da militari dell’Arma ai miei danni”

Nel documento pubblicato da Zone d’ombra esattamente il 22 agosto 2013, si evince che il livello di pericolosità è oltre il livello massimo. “La droga a Vasto la gestisce la ‘ndrangheta” ci riferì un nostro collaboratore. L’organizzazione criminale rifornisce i rom di stupefacenti che a loro volta si occupano di spacciarla, non solo a Vasto, ma anche in altre zone. I rom hanno una vasta capillarità sul territorio e riescono ad arrivare dappertutto e coprire ogni quartiere d’Abruzzo. Lo snodo vastese rappresenta, per la ‘ndrangheta, uno snodo importantissimo. I rom soggiogano persone incensurate per il riciclaggio di denaro, per aprire attività e nascondere stupefacenti. Ovviamente i militari senza elementi validi non possono perquisire o entrare in case di incensurati. “Questi ti mettono sotto con l’usura ma non ti uccidono. Ti mantengono in vita e sei costretto a fargli questi favori” prosegue il nostro testimone. “Ti costringono a nascondergli la droga, a fargli da corriere, a spacciare. Tra l’altro, con la popolazione c’è una complicità allucinante che non mi sarei mai aspettato”.

Antonio Del Furbo

 

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