In Veneto, la questione dell’installazione degli autovelox sta suscitando un acceso dibattito: si tratta di una misura volta a garantire la sicurezza stradale o di un espediente per incrementare le entrate comunali?
Veneto: Autovelox per per Fare cassa. Partono le indagini delle Procure. L’associazione Altvelox, con sede a Belluno e in rappresentanza degli automobilisti multati, ha sollevato polemiche sulla legittimità di alcuni dispositivi. Altvelox ha denunciato infatti la presunta assenza di omologazione di diversi rilevatori fissi collocati lungo le strade di vari comuni veneti. Questa denuncia ha spinto le Procure a verificare la regolarità dei dispositivi, con i magistrati di Padova che hanno avviato indagini su nove autovelox, distribuiti tra Cittadella, Fontaniva, Galliera Veneta, Carmignano di Brenta, Villa del Conte, Camposampiero, Piove di Sacco e lungo Corso Kennedy a Padova.
Falso ideologico
Le accuse mosse da Altvelox ipotizzano un caso di “falso ideologico” da parte delle amministrazioni, qualora si dimostri che questi rilevatori siano stati installati per motivi di bilancio piuttosto che per la sicurezza. Gianantonio Sottile, presidente dell’associazione, ha espresso soddisfazione per l’inizio delle indagini, sottolineando come, a suo avviso, l’installazione degli autovelox rappresenti un abuso mirato esclusivamente a fare cassa. Un caso emblematico è quello della strada regionale 53, che collega Cittadella, Carmignano di Brenta, Fontaniva e Galliera Veneta, dove si trovano ben dodici rilevatori in un tratto di appena 15 chilometri. Secondo i dati forniti dall’associazione, questa strada avrebbe generato un incasso di 17 milioni di euro tra il 2021 e il 2023, nonostante si tratti di un percorso largo e rettilineo, raramente teatro di incidenti.
La Cassazione
Il contenzioso è in parte alimentato dalla recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 10505 del 2024, che ha ribadito che l’approvazione di un dispositivo non è equiparabile alla sua omologazione, condizione necessaria per garantire la precisione delle sanzioni. L’associazione ha quindi avviato procedimenti legali contro prefetti e sindaci di diverse città venete, tra cui Verona, Treviso, Venezia, Vicenza, Padova e Rovigo, chiedendo il rispetto delle normative. Alcune sentenze sono state emesse a favore degli automobilisti multati, come nel caso di una donna trevigiana che ha visto annullata la sua multa da 150 euro poiché il rilevatore che l’aveva sanzionata non era omologato.
La situazione è però tutt’altro che chiara, come evidenziato dalla recente sentenza di un giudice di pace di Vicenza che ha respinto un ricorso, confermando che, a suo parere, l’approvazione è sufficiente. Anche il TAR, nel 2021, aveva stabilito che alcuni rilevatori installati lungo le strade padovane fossero irregolari, appoggiando il ricorso di una società che aveva contestato la mancanza di omologazione.
Altvelox sottolinea infine un ulteriore punto critico: l’aggiornamento dei Piani Urbani del Traffico (PUT), documenti che trattano la sicurezza stradale e che, secondo l’associazione, dovrebbero essere rinnovati ogni due anni, sotto il controllo delle prefetture. I PUT aggiornati rappresenterebbero un passo fondamentale per garantire la sicurezza sulle strade, ma secondo l’associazione sono spesso trascurati.