Via Poma: un enigma lungo 34 anni, i nuovi documenti e le indagini
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Dopo quasi 35 anni, il mistero sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, la giovane segretaria uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 negli uffici degli Ostelli della Gioventù a Roma, continua a rimanere avvolto nell’ombra.

Via Poma: un enigma lungo 34 anni, i nuovi documenti e le indagini. Oggi, 19 novembre, il giudice per le indagini preliminari deciderà se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma o se riaprire le indagini.

La vicenda, però, non smette di sorprendere. La famiglia Cesaroni ha recentemente consegnato documenti inediti ai magistrati, sollevando nuovi interrogativi sulle persone che lavoravano con Simonetta. Questi elementi hanno spinto i pm ad aprire un ulteriore fascicolo da sottoporre all’attenzione del gip. Ancora una volta, il caso di Via Poma si arricchisce di colpi di scena.

Documenti ritrovati e sospetti sui colleghi

Tra le carte del padre di Simonetta, recentemente recuperate dalla famiglia, sono emersi registri che documentano la presenza dei dipendenti negli uffici degli Ostelli nei mesi precedenti al delitto. Tali documenti, consegnati all’epoca da Luigina Berrettini, una segretaria degli Ostelli, erano rimasti nascosti per oltre tre decenni.

Dai fogli emergono incongruenze legate alle dichiarazioni di Giusy Faustini, collega di Simonetta. La Faustini aveva dichiarato di rientrare in ufficio il mercoledì pomeriggio, ma i registri dimostrano che frequentava gli uffici il martedì e il giovedì, gli stessi giorni in cui lavorava Simonetta. Una discrepanza che solleva interrogativi sulla sua posizione.

Ipotesi e piste mai chiuse

Tra le varie ipotesi in esame, una riguarda Mario Vanacore, figlio di Pietrino, il portiere del palazzo dove fu ritrovata Simonetta. Nonostante le indagini approfondite degli ultimi due anni, la Procura ha giudicato le teorie su di lui come prive di basi solide, liquidandole come “ipotesi e suggestioni”.

Un altro nome emerso è quello di Francesco Caracciolo di Sarno, ex presidente del comitato regionale Lazio degli Ostelli. Nonostante alcune testimonianze abbiano messo in dubbio il suo alibi, la sua posizione è stata archiviata per mancanza di prove.

Anche il notaio Fabrizio Guerritore, il cui studio si trovava nello stesso stabile degli Ostelli, è stato oggetto di congetture. Tuttavia, la Procura ha concluso che non vi siano elementi concreti per sostenerne il coinvolgimento.

Decenni di misteri e sospetti

Dopo l’omicidio, il primo sospettato fu Pietrino Vanacore, arrestato pochi giorni dopo il delitto ma successivamente prosciolto. Negli anni, l’attenzione si è spostata su altre figure, tra cui Federico Valle, nipote dell’architetto Cesare Valle, anch’egli prosciolto da ogni accusa.

Vent’anni dopo, l’ex fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, fu condannato in primo grado per l’omicidio, ma assolto in Appello e in Cassazione. Ora, la famiglia Cesaroni ripone speranze nei nuovi elementi portati all’attenzione dei magistrati.

Un rebus senza soluzione?

L’omicidio di Simonetta Cesaroni rimane uno dei casi irrisolti più complessi della cronaca italiana. Mentre il gip si prepara a decidere sul futuro delle indagini, l’unica certezza è che la verità, se mai emergerà, continua a rimanere sfuggente.

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