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Droga: Scampia mette le mani su Martinsicuro

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Al capolinea i corrieri della droga di Scampia. Giovanni Fummo, 33 anni, di Calvizzano (Napoli) e Luca Priore, 31, di Qualiano (Napoli) sono stati arrestati ieri, intorno alle 23, sul lungomare di Martinsicuro (Teramo) con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

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Al capolinea i corrieri della droga di Scampia. Giovanni Fummo, 33 anni, di Calvizzano (Napoli) e Luca Priore, 31, di Qualiano (Napoli) sono stati arrestati ieri, intorno alle 23, sul lungomare di Martinsicuro (Teramo) con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel cruscotto della Citroen C3 posteggiata sul lungomare, avevano nascosto 800 grammi di hashish, 20 di marijuana e 1.500 euro in contanti. La droga era partita dal cuore del quartiere napoletano di Scampia per rifornire la costa teramana. I due stavano aspettando qualcuno fuori dall’auto, in un punto isolato. La pattuglia del nucleo operativo della compagnia di Alba Adriatica (Teramo) si è insospettita e, tramite la targa, ha chiesto alla centrale di verificarne la provenienza. L’utilitaria risultava immatricolata a Napoli. A quel punto, coadiuvati dai colleghi della stazione di Martinsicuro, hanno bloccato i due per identificarli. La coppia di napoletani ha cercato di dissimulare le reali intenzioni cercando di ammorbidire i carabinieri con battute e atteggiamenti da simpaticoni. Ma non è servito a nulla. I carabinieri hanno “smontato” la vettura trovando, sotto al cruscotto, la droga. A quel punto sono scattate le manette. Giovanni Fummo e Luca Priore sono stati processati con rito abbreviato e condannati dal giudice del tribunale di Teramo a 18mila euro di multa ciascuno, a 4 anni di reclusione, alla sospensione della patente per due anni, alla confisca dei 1.500 euro.

Il clan si sposta verso la periferia abruzzese

Già da tempo i clan, assediati dalle forze dell’ordine locali, stanno cercando di spostarsi verso la periferia per avere mani libere e continuare indisturbati lo svolgimento del loro losco traffico. La piazza principale dove mettere le mani sarebbe l’Abruzzo e, più precisamente, le zone dell’Aquila e Pescara. Il capoluogo abruzzese sarebbe in trattativa ma, a quanto pare, i termini dell’accordo sarebbero già scritti e approvati. Due i clan protagonisti dell’accordo: quello degli Abbinante-Abete e quello dei “Girati”, il cui capo Antonio Mennetta è stato arrestato a gennaio di quest’anno.  

Antonio Mennetta: il boss finito in manette
 
Latitante da tempo, all’alba del 4 gennaio di quest’anno è stato arrestato Antonio Mennetta, presunto capo dei Girati, protagonista della faida con gli scissionisti a Scampia e Secondigliano.

L’operazione, portata a termine dagli agenti della squadra mobile di Napoli e del Servizio centrale operativo, scattò alle prime luci dell’alba nella villa di Scafati di proprietà di Mennetta, uno dei cinque latitanti indicati dal Viminale come quelli più pericolosi della faida di Scampia. Appena dopo l’uccisione di Pasquale Romano, il 29enne ucciso per errore a ottobre scorso, ci fu a Napoli un vertice delle forze dell’ordine nell’ambito del quale si decise il rafforzamento del controllo del territorio con il Dac. La zona ‘sorvegliate speciale’ fu Scampia, piazza dello smercio di droga. Successivamente furono individuati altri personaggi legati ai clan della zona: Marco Di Lauro, Mariano Abete, Mariano Riccio, Rosario Guarino.

L’arresto di Cremona

Fu rintracciato a Cremona dalla squadra mobile di Napoli indicato come uomo attivo negli scontri tra clan della Camorra a Scampia e Secondigliano. Gli agenti di Napoli agirono affiancati dai colleghi della mobile cremonese e del Servizio Centrale Operativo. Il pluripregiudicato, Umberto Raia, 40 anni, appartiene al clan Abete-Abbinate (i cosiddetti scissionisti, attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni): le accuse per lui vanno dal tentato omicidio all’associazione a delinquere per lo spaccio di droga ed estorsione. Poi quella più grossa di “associazione mafiosa” (il 416 bis), ed entrambe nell’ambito della faida in corso nelle piazze di Scampia e Secondigliano per accaparrarsi il mercato della droga.

L’operazione si somma ad un’altra, condotta sempre nelle scorse ore in Campania, che ha portato i carabinieri ad arrestare ben 110 affiliati al clan Di Lauro, tra i quali il figlio del capoclan “Ciruzzo ‘o milionario”, Raffaele di Lauro.

Secondigliano e Scampia, guerra della droga permanente
 
Appena avvenuto l’omicidio di Gennaro Ricci gli investigatori hanno dichiarato che a Scampia, Secondigliano e zone limitrofe è ripresa la guerra per la droga.
Ricci fu ucciso per vendicare la morte di Gaetano Marino il vecchio boss ucciso a Terracina. Marino, conosciuto come ‘o moncherino perché senza mani a causa dell’esplosione di un ordigno, secondo gli investigatori gestiva la piazza di spaccio delle “Case celesti” a Secondigliano per conto del fratello Gennaro, il cosiddetto “Mc Kay”, detenuto, e ritenuto un boss di primo piano degli “Scissionisti”. Marino sarebbe stato ucciso proprio dai cosiddetti “Girati” della Vanella Grassi, giovanissimi aspiranti boss desiderosi di conquistare fette di territorio.

L’idea era quella di strappare agli “Scissionisti” piazze importanti come già avvenuto con la Vela Celeste, proprio dove è stato ucciso Ricci.

Accampati sul Saline

A parte gli arresti avvenuti, una serie di perquisizioni hanno confermato la presenza dei clan in abruzzo. Tempo fa un elicottero del Nucleo carabinieri di Falconara Marittima, in volo di perlustrazione, scorse un accampamento di tende sul fiume Saline. I militari di Montesilvano riscontrarono la presenza di un accampamento di nomadi sorto sugli argini del fiume Saline, all’altezza della discarica. Dieci persone tutte provenienti dall’ex Jugoslavia che avevano già montato quattro tende. Provenivano tutti dal campo rom di Scampia, a Napoli. Tutti con precedenti penali per reati contro il patrimonio. 

Il sindaco Albore Mascia:”Pescara non è Scampia”

Il quotidiano ‘Italia Oggi’, in base ai dati raccolti dall’università ‘La Sapienza’ di Roma, diffuse una classifica secondo la quale Pescara retrocedeva di qualche posizione per qualità della vita. Mascia dichiarò che “Pescara non è Scampia” attirandosi le ire di mezzo mondo. “La Sapienza che, peraltro, non sappiamo neanche dove abbiano pescato i dati di rilevamento per poi trarre conclusioni che ritengo danneggino in modo grave l’immagine e l’economia della nostra città. Pescara non è una città di omicidi, rapine, truffe e violenze sessuali ma oggi è una città sicura e in crescita”, le dure parole del sindaco abruzzese. 

Aprire gli occhi una volta tanto farebbe bene a tutti. Specie ai cittadini.

di Antonio Del Furbo

 

 

 

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