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Genova: analisi gratis ad amici e parenti. Sindacalista:”Non ravvediamo profili dolosi”

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L’inchiesta sulle analisi di laboratorio fatte ad amici e parenti senza pagare il ticket all’ospedale San Martino di Genova era partita due anni fa.
di Antonio Del Furbo



Secondo i carabinieri del Nas, tra il 2015 e il 2016, oltre 600 dipendenti avrebbero fatto in modo di non far pagare il ticket per le analisi di laboratorio ad amici e parenti. Le accuse, a vario titolo, sono falso, truffa ai danni dello Stato e accesso abusivo al sistema informatico. Il sistema messo alla luce dai Nas consisteva nel far risultare il paziente ricoverato. L’indagine è partita dopo alcuni esposti.

L’inchiesta partì nel gennaio 2017 e finirono coinvolti medici, impiegati amministrativi, sindacalisti, infermieri e tecnici, oltre agli stessi parenti favoriti. Inizialmente il pm Cristina Camaiori aveva evidenziato 500 posizioni sospette, ma il cerchio si è poi allargato fino a coinvolgere oltre 1000 persone. In questi giorni sono stati notificati i primi avvisi di conclusione delle indagini preliminari.

La direzione ospedaliera, già all’epoca, aveva accertato il mancato pagamento del ticket sanitario e dell’intera prestazione. Somme che l’azienda annunciò di recuperare forzatamente, con una trattenuta sullo stipendio, dilazionata nel tempo. Complessivamente, ogni dipendente “insolvente” fu invitato a risarcire il Servizio Sanitario Nazionale di cifre tra i 50 euro, fino a 100, quattrocento euro.

Nelle lettere di promemoria del direttore generale, Giovanni Ucci, ci fu “Un’ammonizione a tutti coloro che non hanno rispettato l’accordo di segretezza a chi ha ceduto la password, il numero di matricola personale, oppure ha consentito ad altri l’accesso e l’utilizzo del proprio computer”. I vertici dell’ospedale regionale decisero di attendere gli sviluppi della vicenda giudiziaria, sia dal punto di vista penale, che da quello contabile, per poi avviare i procedimenti disciplinari. “Non faremo sconti a nessuno”, precisò il manager, chiamato in Liguria da Giovanni Toti e proveniente dalla sanità lombarda.

Una lettera fu inviata da Ucci anche al direttore dei laboratori, Michele Mussap:“Avvieremo le azioni – ripeté Ucci – e in alcuni casi potrebbero sconfinare nel licenziamento”.

“Non ravvediamo profili dolosi – sostiene Edmondo Iannuzzi, sindacalista della Fials – era una consuetudine“. “E io che da 40 anni giro ospedali in tutta Italia – aggiunge Giovanni Ucci – vi dico che così si fa in tante altre parti. Ma è una consuetudine di malcostume, diffuso”.

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