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Il ministro della Salute Grillo, un ospedale, un ecografo e tanta ignoranza

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Grazie alla campagna elettorale, gli abruzzesi, in particolare i cittadini di Guardiagrele (Ch), hanno scoperto (se mai ce ne fosse stato bisogno) che un ministro, pur di sponsorizzare una candidata presidente, è capace di strumentalizzare persino l’uso di un ex Ospedale: il civile Santissima Immacolata ora diventato Presidio Territoriale di Assistenza.

di Antonio Del Furbo


Il ministro della Salute, Giulia Grillo, è piombata nel piccolo centro con al seguito la candidata alla Regione per le prossime elezioni del 10 febbraio, Sara Marcozzi.

“All’ospedale di Guardiagrele attendono l’ecografo da oltre un anno e mezzo” scrive la Marcozzi a corredo del video pubblicato sulla propria pagina Facebook e che riportiamo di seguito. Nel video c’è il ministro Grillo che, mentre visita la struttura, chiama al telefono l’assessore alla Sanità uscente della Regione Abruzzo, Silvio Paolucci. “Noi la stiamo disturbando perché siamo con dei cittadini qui all’ospedale di…Guardiagrele” spiega il ministro all’assessore mentre tradisce incertezza nel ricordare il nome del paese in cui si trova. “Mi dicono – prosegue la Grillo – che qui dovevano acquistare un nuovo ecografo da un po’ di tempo e i cittadini vogliono avere notizie” e, dunque, è possibile dare “un punto preciso su questo nuovo ecografo così diamo una buona notizia alla cittadinanza?” chiede la Grillo. Dopo qualche minuto Paolucci, tramite messaggio, assicura il ministro che l’ecografo arriverà entro 30 giorni. Non ci risulta, però, che una telefonata sia stata fatta dal ministro quando una donna ci raccontò dell’esperienza vissuta proprio in quello stesso ospedale.

Al netto della sceneggiata del ministro, i tempi per la consegna dell’ecografo erano già previsti in quanto, come si evince dal video, la Grillo non sollecita ma bensì verifica i tempi. 

Nel merito della questione, però, appare molto strano che, sempre il ministro, non abbia speso una sola parola sulla legge 111/2011 art. 17. Forse alla Grillo non conveniva parlarne perché proprio questa legge blocca ogni decisione non solo su Guardiagrele ma anche su Casoli, Pescina, Tagliacozzo e Gissi.

“Ai fini di controllo e razionalizzazione della spesa sostenuta direttamente dal Servizio sanitario nazionale per l’acquisto di dispositivi medici – c’è scritto nella legge “la spesa è fissata entro un tetto a livello nazionale e a livello di ogni singola regione, riferito rispettivamente al fabbisogno sanitario nazionale standard e al fabbisogno sanitario regionale standard”.

La riconversione dei cinque presidi è avvenuta, tra l’altro, con deliberazione commissariale n.  45/2010 riferita alle legge dell’allora governo, pensate un po’, Lega-Forza, proprio la111/2011.

Il ministro Grillo, evidentemente, al posto di fare la comparsa in un “film” con una sceneggiatura dello Staff grillino, avrebbe potuto chiamare se stessa e chiedersi il motivo per il quale non sia stata abrogata la legge statale.

E se dovesse trovare occupato potrebbe chiedere lumi al suo alleato di governo Matteo Salvini.

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