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La Gran Bretagna saluta l’Europa. E ora?

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Il popolo inglese stamattina si è svegliato sotto un altro cielo, non più europeo. Quali saranno le conseguenze?

Il Paese è sostanzialmente diviso rispetto alla scelta referendaria: il 52% degli inglesi ha detto sì all’uscita dall’Unione Europea. Questo nonostante da settimane tutta la stampa che “conta” ha prospettato scenari apocalittici in caso di “Brexit”. Ma il popolo ha deciso, probabilmente non riconoscendo quelle informazioni veritiere e, comunque, ha voluto rivendicare un futuro e sceglierselo.

Il primo a fare le spese di questa decisione il primo ministro britannico, David Cameron, che è sempre stato per il no all’uscita dall’Unione. Sta vivendo una nuova stagione politica e personale invece il leader Ukip, Nigel Farage, che ha dichiarato che oggi è il venerdì da considerare come l’Independence Day britannico.

“Questa sia la vittoria della gente vera, della gente comune”.

Il problema ora sarà per chi deciderà di governare il Regno Unito dopo anni di euroscetticismo e con un paese diviso. In Scozia quelli che volevano rimanere in Unione hanno vinto con 1.661.191 voti contro i 1.018.322 deii ‘ribelli’; anche in Irlanda del Nord ha vinto il fonte degli euroconvinti con 440.437 voti, contro i 349.442 andati agli euroscettici; mentre il Galles e l’Inghilterra hanno votato per uscire.

Preoccupatissimo il ministro dell’Economia Padoan che teme “effetti emulativi” come quelli proposti da Movimento 5 stelle e Lega.

In Italia il più preoccupato, alla fine, è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha parlato di “effetti emulativi” del referendum che fanno nascere “un modello di uscita dall’Unione all’interno delle regole che altri potrebbero seguire”, come hanno ribadito più volte altri partiti europei e in Italia Lega e M5S.

Tra le conseguenze annunciate nelle stanze dell’alta finanza pare ci sia un crollo della sterlina con un contraccolpo sui titoli azionari di circa il 24%. Un’onda che potrebbe durare un paio d’anni accostato alla volatilità dei mercati.

Poi ci sarebbe la questione del Pil che, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), potrebbe avere vari scenari con un indice che andrebbe tra il +2,2% e il -0,8%. Tragiche le previsioni della Confindustria britannica, che valuta la perdita del Pil intorno al 5%. Entro il 2020 si potrebbero perdere persino un milione di posti di lavoro.

Tutto i calcoli sono basati su un modello specifico. Ma siamo sicuri che l’attuale modello non venga scalzato da un modello più efficiente?

Intanto nella vita reale in tanti si chiedono quali possono essere gli effetti a breve lungo termine dell’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna.

 

Cosa cambia per i britannici che vivono in Gran Bretagna?

Per muoversi nellEuropa continentale ai britannici non basterà più la sola carta d’identità ma ci vorrà anche un visto. 

Le spese per i viaggi saranno sicuramente più care sia per la caduta del valore della sterlina sia in virtù di accordo comunitari che permettono a qualsiasi compagnia aerea dell’Ue di operare senza limiti di frequenza, capacità o prezzo nello spazio aereo europeo. 

Molti posti di lavoro subiranno la delocalizzazione come ha già fatto sapere la JPMorgan che impiega oltre 16mila persone nel Regno Unito. La banca americana potrebbe tagliare tra le 1000 e le 4000 persone.

 

Cosa cambia per gli italiani che vivono in gran Bretagna? 

Per quel mezzo milione di italiani che vivono in Gran Bretagna forse cambierà qualcosa.

Per chi lavora e vuole richiedere un permesso di residenza e cittadinanza dovrebbe pagare circa mille sterline e scontrarsi con una macchina burocratica impressionante. Prima, invece, bastava pagare le tasse per almeno cinque anni e richiedere la cittadinanza. Chi vuole trasferirsi a Londra, da ogg, non può più farlo senza avere già trovato un’occupazione.

Nulla dovrebbe cambiare per i turisti che intendono raggiungere la Gran Bretagna.

Dove si avrà un probabile rincaro dei costi sarà, probabilmente, sull’università. Fino a ieri la retta annuale si aggirava intorno ai 12mila euro: oggi potrebbe arrivare anche a 22mmila euro.

Per chi vuole curarsi ancora non è chiaro se la sanità subirà stravolgimenti. Parrebbe, però, che un italiano che debba usufruire del pronto soccorso inglese sarà costretto a pagare. Verrebbero, inoltre, annullati anche i sussidi di disoccupazione e la possibilità di ottenere un alloggio popolare. 

 

Cosa cambia per gli italiani che vivono in nell’Unione Europea?

Conseguenze ancora poco chiare per quell’1,3 milioni di britannici che vivono in altri Paesi europei. A partire dalle pensioni che potrebbero essere tolte così come l’assistenza sanitaria gratuita.

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