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Le banche ne hanno ucciso un altro

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Ha deciso di farla finita per via dei debiti con gli istituti di credito. Giorgio Zanardi si è impiccato nell’indifferenza generale.

Ha deciso di farla finita per via dei debiti con gli istituti di credito. Giorgio Zanardi si è impiccato nell’indifferenza generale. “Una montagna di debiti” ha detto Mario Grillo, amministratore unico della Zanardi Editoriale di Padova.

Giorgio Zanardi, 74 anni, titolare e fondatore con il fratello Rodolfo dell’azienda Zanardi editoriale, si è ucciso. Debiti, ossessionato per il futuro dei dipendenti, perseverato dalla sensazione di non riuscire a fare più nulla per cambiare il destino della sua azienda non ce l’ha fatta. “L’ultima volta che l’ho sentito è stato lunedì, era molto avvilito per la situazione finanziaria della sua azienda” ha aggiunto Grillo. “Ha provato di tutto per salvare la sua azienda ma nessuno l’ha ascoltato, se le banche non gli avessero revocato i fidi non sarebbe finita così” ha detto Maria, una delle dipendenti più anziane dell’azienda che ieri si è travata davanti agli occhi la tragedia.

L’azienda, fino a pochi anni fa, contava oltre 300 dipendenti e si era specializzata nella produzione di libri di alto livello. Errori di gestione che si sono aggiunti ad una liquidazione particolarmente dispendiosa per alcuni soci andati via due anni fa, è stato il mix letale per l’uomo e per l’azienda. 

“Non c’è nessun avvenire” ha scritto sul bigliettino lasciato da Zanardi sul tavolo del suo ufficio per spiegare il gesto. “Da giorni era taciturno, ma noi non avevamo il coraggio di chiedergli nulla, ci sembrava di mettere solo il dito nella piaga – dice Maria al ‘Fatto’ – nessuno di noi, però, gli ha mai fatto pesare questa situazione. Nemmeno quando ci è capitato di non prendere lo stipendio negli ultimi mesi. Per tutti noi lui è sempre stato come un padre, trattava tutti con molto rispetto, eravamo una grande famiglia. Quando c’è stato il primo periodo di difficoltà e ha dovuto attivare la cassa integrazione, ha messo le sue due figlie che lavoravano da noi nei ranghi dei cassintegrati, per dimostrare a tutti che non faceva differenze”.

Il ruolo più sporco è stato ricoperto dalle banche che hanno negato a Zanardi liquidità revocandogli i fidi per ben 2 milioni di euro. “I liquidi erano terminati e non si riusciva più a comprare materiali” hanno aggiunto i dipendenti. “Ha chiesto aiuto a tutti anche ai parlamentari del nostro territorio ma non gli hanno nemmeno risposto” spiega Maria.

Il 9 gennaio era stato presentato il concordato preventivo al Tribunale di Padova, ma nonostante questo non sono stati riaperti i crediti bancari.

Nelle ultime settimane il servizio anti suicidi della Regione Veneto ha ricevuto 1137 telefonate di richieste di aiuto. Negli ultimi 4 anni i suicidi per problemi economici sono aumentati del 30%.
 
“Provoca dolore, sconforto e rabbia la vicenda di Zanardi” ha detto Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. 

Non sappiamo chi fanno più schifo in questa vicenda: le banche o i politici.

ZdO
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