Ben settanta sono i cantieri sui viadotti per la messa in sicurezza della A24 e A25 e, stando alle dichiarazioni della Toto Spa, è “il primo grande intervento antisismico sulle autostrade italiane”. E ci mancherebbe, con questi prezzi.
I lavori, partiti nel maggio 2017, riguardano le tratte della Roma-l’Aquila-Teramo-Chieti-Pescara. Nel documento si legge che la commessa ha “l’obiettivo” di “messa in sicurezza urgente dei viadotti delle due autostrade che attraversano uno dei tratti appenninici, tra Lazio e Abruzzo, più colpito in questi ultimi anni dai terremoti.” Tradotto in parole semplici, Toto sta realizzando strutture in acciaio e in cemento che impedirebbero, in caso di sisma, che gli appoggi dei vecchi impalcati possano cedere determinando uno scalino sul manto stradale.
I lavori sono partiti dopo anni di concertazione tra la società concessionaria (Strada dei Parchi spa, Gruppo Toto) e il ministero delle Infrastrutture. Il Cipe ha condiviso l’informativa del Ministero Infrastrutture il 21 marzo. Strada dei Parchi Spa, già da tempo, ha lanciato l’allarme sui lavori urgenti già avviati nel luglio scorso:“I cantieri attivati stanno terminando – spiegano – se il governo non ci consente di anticipare altre risorse a valere sui 250 milioni del Dl Su 2017 i cantieri si fermeranno a fine marzo, con perdita del posto di lavoro per le 700 persone attualmente impiegate”.
L’urgenza di mettere in sicurezza l’autostrada, con particolare attenzione ai viadotti, è emersa fin dal 2009, con il terremoto all’Aquila. Proprio il governo Monti fu fatta la legge 228/2012, art. 1 comma 183 il quale stabilì che tali interventi sarebbero stati “opere strategiche per le finalità di protezione civile per effetto del Dpcm 21 ottobre 2003”, e che qualora la loro entità fosse stata troppo rilevante per garantire l’equilibrio del Piano economico-finanziario (Pef), sarebbe stata possibile una proroga della concessione.
A giugno 2014 la società presentò un maxi-piano da 6,9 miliardi che prevedeva una riduzione del tracciato da 281 a 250 km, grazie alla sostituzione di molti viadotti con gallerie. Un progetto che il governo respinse perché incompatibile con le norme europee e insostenibile dal punto di vista finanziario. A novembre 2016 la società presentò un altro piano da 2,97 miliardi nuovamente bocciato dal governo nel 2017. A gennaio si riuniscono le amministrazioni statali coinvolte, con la presenza dele Regioni Lazio e Abruzzo, si arriva a una bozza di accordo che prevede interventi per 3,1 miliardi: due miliardi di euro sarebbero contributi pubblici. E poi ci sono gli aumenti tariffari sarebbero pari al 3,5% all’anno fino a fine concessione del 2030.
Ad aprile dello scorso anno il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha approvato con decreto il “Piano anti-scalinamento” da 169 milioni di euro. Contestualmente, il governo, con il Dl 50/2017, ha consentito alla società di sospendere il pagamento di due annualità del canone dovuto all’Anas da tutte le concessionarie, pari a 111,7 milioni per Parchi Spa, con obbligo di restituzione dal 2029 al 2031.
La società ha avviato i lavori a luglio 2017 (affidamenti in house alla Toto costruzioni). Per i 58 milioni mancanti per arrivare a 169, Toto ricorre al Tar con un’altra diffida al governo ad adempiere. Con la legge di bilancio 2018 lo Stato ha anticipato a Parchi Spa i 58 milioni mancanti, erogandoli nel gennaio scorso.
Qualche dubbio, però, sui lavori c’è come documentato dalle foto. In uno dei punti in cui sono stati fatti gli interventi, proprio sotto al manto autostradale, è evidente lo stato pessimo del cemento. Tutto secondo la regola?