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Microcredito: se sei in difficoltà ed hai una partita Iva non hai ‘diritto d’aiuto’

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Ecco un altro bel regalo che i ‘super studiosi’ di economia hanno fatto alle centinaia di migliaia di imprese che ogni giorno versano nelle casse dello Stato fior fiori di quattrini. 

Esattamente 16 anni dopo, un decreto attuativo previsto dal Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia disciplina la concessione di microcredito alle imprese.

Il decreto entrerà in vigore il 16 dicembre 2014 ed ha la volontà di sostenere progetti di avvio o sviluppo di un’attività di lavoro autonomo o di una microimpresa. Queste ultime possono essere avviate in associazione, società di persone, con ditta individuale o cooperativa. 

Il decreto finanzia l’acquisto di beni e servizi, la retribuzione di nuovi dipendenti e il pagamento di corsi di formazione. Il finanziamento può arrivare fino ad un massimo di 35mila euro in presenza di tre condizioni: il contributo avviene in maniera frazionata; le sei rate pregresse all’aumento del limite sono state pagate puntualmente; il progetto finanziato è ben avviato e rispetta il contratto stabilito con l’erogatore del microcredito.

E non è finita. Il decreto prevede una concessione di microcredito a persone fisiche in particolari condizioni di vulnerabilità economica (disoccupazione, ecc.).

Chi sono gli unici esclusi da questo provvedimento? Ovviamente i soliti noti: lavoratori autonomi e imprese titolari di partita IVA da più di cinque anni; lavoratori autonomi o imprese individuali con un numero di dipendenti superiore alle 5 unità; società con un numero di dipendenti non soci superiore alle 10 unità; imprese che al momento della richiesta presentino più di 100mila euro di debiti.

Poco importa ai burocrati se nel solo 2013 hanno chiuso due aziende ogni ora con circa 14mila fallimenti con un +54% rispetto al 2009. Poco importa: l’importante è pagare. Sempre.

ZdO 

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