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Pagare per lavorare

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Una società abruzzese cerca collaboratori e personale da assumere ma al colloquio vengono chiesti soldi

La “questione” lavoro si fa sempre più complicata tanto al nord quanto al sud del nostro bel paese e, stando alle dichiarazioni di esperti economici più o meno indipendenti, ciò che ci aspetta per quest’anno è ancora peggio. Migliaia sono le aziende che riconsegnano le chiavi allo Stato per non essere riuscite a vincere la battaglia contro un fisco che li ha strozzati. Cosa si pretende d’altronde da uomini che tassano i capitali evasi al 5% per farli rientrare in Italia? Cosa ci si aspetta da chi sperpera denari pubblici e paga stipendi a parlamentari pluripregiuducati e condannati in via definitiva seduti ora in Parlamento? Certo è che almeno i governi che si sono succeduti un merito ce l’hanno: sono riusciti ad ingrassare le due più grandi aziende italiane la mafia e Equitalia. Solo nel 2008 il fatturato della mafia era di 130 miliardi di euro salito, nel 2012, a 140 miliardi di euro. Utili superiori a 100 miliardi di euro pari al 7% del Pil nazionale. Se la politica spesso si vanta di non mettere le mani nelle tasche degli italiani possiamo affermare che in realtà permette che la mafia le metta per suo conto: prezzi di frutta e verdura triplicano per effetto delle infiltrazioni della malavita nelle attività di autotrasporto. Converrebbe ai giovani, quindi, mandare i curriculum a questa grande organizzazione mondiale per potersi pagare un mutuo e conservare qualche soldo in banca. Sicuramente Equitalia, altra grande azienda italiana completamente pubblica, non si accorgerebbe di tali movimenti bancari. Gli “usurai” di Stato, guarda caso, dichiarano oltre 100milioni di euro di fatturato, fatto, sul sangue dei cittadini. Se andiamo a vedere i dati diventano impressionanti i 9 miliardi recuperati nel 2010 contro i soli 3,8 del 2005. I preavvisi di fermo di auto e moto sono 1,6 milioni mentre le iscrizioni a ipoteca su casa, capannoni e terreno è di 150.000 unità che si uniscono ai 12.000 pignoramenti. In parole povere ogni italiano ha versato una cifra di 159 euro. Ci fermiamo qui. Se queste sono le caratteristiche della nostra Italia allora crediamo che qualcosa vada cambiato. Non tanto per i delinquenti che ci governano ma per i giovani e i neonati che saranno il futuro pulito del paese. Non vorremmo più che un nostro lettore ci contatti per raccontarci una storia che ha dell’incredibile. Mentre è in atto il passaggio di casacche tra i vari partiti nazionali, i giovani (tanti) sono costretti a credere ai venditori di fumo. 

«Dopo aver visto l’annuncio di offerta di lavoro per “video operatore” su Subito.it mando una e-mail con curriculum a risorseumane@witekzone.net» così inizia il racconto del nostro lettore. «Il giorno seguente vengo contattato telefonicamente dalla fantomatica segretaria di questa azienda che, in un italiano molto approssimativo e non senza incomprensioni linguistiche, mi fissa un colloquio nella loro sede di Collecorvino. Arrivato sul posto incominciano i primi dubbi: l’ufficio è un appartamento in una palazzina di due piani sopra una macelleria. Non c’è un citofono. Capisco dove dirigermi perchè sulla porta c’è un foglio A4 con il logo “Net Unity” stampato a computer. Dopo aver salito le scale, vengo accolto dalla segretaria dai tratti sud-americani che mi fa attendere per 2 minuti su una sedia. Da una delle porte esce fuori un ragazzo sui 30-35 anni che mi fa accomodare in una delle stanze. L’ufficio è incredibilmente fatiscente: una scaffalatura con qualche brochure impolverata, due scrivanie con il computer. La sensazione è che si siano appena trasferiti da un trasloco. Dopo essermi presentato il ragazzo inizia a parlare con il mio CV in mano. Ci tiene subito a sottolineare che non sarebbe spettato a lui effettuare la selezione ma purtroppo “l’addetto alla selezione se n’è andato lunedì per motivi personali” e “io sono qui solo da 3 mesi”. Per circa un quarto d’ora parla di questa fantomatica cooperativa senza mai accennare a riprese o montaggio video. Mi spiega che la Net Unity nasce da un ex impresa che forniva connessioni a Internet (immagino la cosiddetta Witek Zone). Il loro obiettivo sarebbe quello di offrire connessioni wireless a Internet gratuitamente in cambio della visualizzazioni di banner pubblicitari da sostituire a quelli già presenti sulle pagine. Tutto questo ribadendo che “è tutto legale perchè siamo noi a offrire la connettività”. Dopo la lunga disquisizione sulle attività di questa azienda arriviamo al sodo: “abbiamo bisogno di gente che creda in questo progetto” … “per entrare nella società ci vuole solo un piccolo investimento di 300 euro, che è comunque basso perchè ci sono persone che hanno affrontato investimenti più alti” … “perchè non possiamo assumere dipendenti”. Finalmente prendo parola e spiego che in realtà io sto cercando lavoro come collaboratore free-lance, quindi con partita iva autonoma. Lui ribatte dicendo di non essere interessato a collaborazioni ma a persone che entrino a far parte della cooperative e “se all’inizio dell’anno le cose vanno bene il commercialista ci ha detto che possiamo aprire la partita iva”. Ribadisco che non sono interessato e che offro la mia professionalità come freelance. Il ragazzo mi dà la mano e mi saluta. Ho perso 2 ore e almeno 5 euro di benzina». Il nostro lettore ci segnala anche il nome e cognome della segretaria che, per il momento, tralasciamo dal pubblicare. 

A questo punto ci siamo messi a spulciare su internet e abbiamo visto che l’annuncio su Subito.it è rimasto e dice:«Si selezione personale ambosessi per le seguenti mansioni: giornalista tv, operatore di ripresa, esperto di grafica e animazione 3D, web master. Si offre contratto a progetto, orario full-time. 
Si prega di specificare nella risposta il settore di interesse, inviando il proprio CV all’indirizzo: risorseumane@netunity.it». Sulla pagina facebook della Netunity troviamo le seguenti informazioni:«In un territorio non sempre adeguatamente valorizzato e preso in considerazione dai media e dove la microimprenditorialità, seppure presente in quantità considerevole, non si trova nelle condizioni per accedere ai moderni mezzi di promozione, di divulgazione e di commercializzazione, come pure la necessità di conservare, promuovere e rendere fruibili a tutti usi, costumi e quant’altro del nostro territorio ed infine la necessità di assicurare servizi di telesorveglianza e di teleassistenza per i soggetti fragili, hanno spinto un gruppo di persone a trovare soluzioni moderne, pratiche ed economiche per poter soddisfare quanto sopra esposto». Scorrendo il profilo leggiamo che la società offre i seguenti servizi: e-commerce, web television, video sorveglianza, tele assistenza remota, ecc. Effettivamente la cooperativa è registrata alla camera di commercio come “servizi” sopra elencati. Resta da capire come mai su vari siti di “cerco lavoro” offrono contratti a progetto ma al momento del colloquio chiedono 300 euro. Mistero.

 

di Antonio Del Furbo 

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