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Roberto Di Santo finisce in carcere

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Il bombarolo resta in carcere, c’è il rischio che scappi

Il gip del tribunale di Pescara Luca De Ninis ha applicato la misura cautelare in carcere per Roberto Di Santo, il 58enne di Roccamontepiano (Chieti), accusato di alcuni attentati incendiari. Tale misura e’ scattata dopo che l’uomo ha dato fuoco il 10 gennaio scorso alla macchina della sorella davanti al Tribunale di Chieti. Secondo il gip Di Santo potrebbe reiterare il reato con pericolo di fuga. «Questo si evince dalle modalità delle condotte in contestazione, che evidenziano una personalita’ parossistica e dominata dalla ricerca istrionica di lanciare un segnale eclatante nei confronti delle istituzioni, espressamente dichiarata nei video di rivendicazione degli attentati». Cosa diversa invece per l’episodio di Villanova di Cepagatti (Pescara) avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 2013, in quanto secondo il giudice si tratta:«di condotta certamente dolosa ma, in mancanza di elementi relativi alla possibilita’ di propagazione delle fiamme allo stabile abitato o verso altre direzioni, non si ritiene di poter classificare tale condotta come incendio ma solo come danneggiamento con pericolo di incendio: fattispecie che non consente l’adozione ne’ del fermo ne’ della misura cautelare richiesta dal pm». Di Santo ieri davanti la gip ha ammesso gli addebiti sostenendo che gli ordigni erano innocui e che non voleva fare del male a nessuno. 


INTERROGATORIO IERI IN CARCERE

«La mia era una messa in scena», queste le prime parole di Roberto Di Santo durante l’interrogatorio di ieri mattina durato due ore. «Volevo attirare l’attenzione su alcune problematiche che hanno investito la mia famiglia e portare alla luce quanto la giustizia non è riuscita a far emergere», continua Di Santo. Alfredo Di Pietro, il legale dell’uomo, ha dichiarato di non essere intenzionato a chiedere una perizia psichiatrica in quanto l’uomo è vittima soltanto del suo vissuto. Da ieri mattina l’uomo, che si trova rinchiuso nel carcere di Pescara, davanti al gip Luca De Ninis, ha ammesso i fatti che gli vengono contestati. L’avvocato ha riferito che si è opposto al fermo in quanto nell’attuale ordinamento non è contemplato il reato di tentata strage. Di Pietro ha anche fatto richiesta degli arresti domiciliari. Ora il gip dovrà decidere sulla convalida del fermo e sulla richiesta di misura alternativa.

«NON VOLEVO UCCIDERE NESSUNO»

«Il mio obiettivo era solo porre l’attenzione dell’opinione pubblica sul cattivo funzionamento della giustizia, legato alla vicenda con i vicini di casa e alle questioni attinenti la vendita di quel terreno», l’incendio davanti al tribunale di Chieti rientrava in quest’ottica. Rappresentava per Di Santo un simbolo di quella lotta sulla giustizia ingiusta che stava portando avanti. «Volevo colpire altri obiettivi, ma c’era troppa gente e non era mia intenzione far del male alle persone» ha continuato Di Santo.

UNA BATTAGLIA COMBATTUTA DA SOLO

Ha raccontato di aver portato personalmente i dvd con i suoi messaggi all’emittente televisiva Rete8 e di essere lui quello ritratto nel fotogramma ripreso da una telecamera della rete televisiva privata.«Ho fatto tutto da solo e non mi ha aiutato nessuno» ha risposto Di Santo al pm Silvia Santoro titolare dell’indagine. «Ho fatto tutto questo per spirito di giustizia e per mettere in evidenza delle importanti problematiche che vengono sottaciute». 

 di Antonio Del Furbo


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