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Scandalo rimborsi Ue: soldi (pubblici) europei per pagare badanti e familiari

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Strasburgo ha aperto un’inchiesta su una serie di frodi ai danni delle casse del Parlamento. Coinvolti Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega ed ex Pd.

La questione riguarderebbe una serie di abusi, fatti in maniera sistematica, ai danni della casse dell’Europarlamento organizzato a livello centrale dai grandi partiti, gli stessi che vogliono abbattere l’Unione.

Si va dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage e al partito Diritto e giustizia del polacco Jaroslaw Kaczynski. I partiti hanno assunto collaboratori con i soldi europei, che vengono invece fatti lavorare nelle rispettive nazioni per svolgere funzioni di partito legate al territorio.  

L’inchiesta riguarda anche eurodeputati italiani: M5S, Forza Italia, Lega ed ex Pd. Gli episodi sono isolati e non di un sistema messo a punto dai partiti di riferimento.

La mappattura delle frodi all’europarlamento è stata svolta da Repubblica: si parte dalla Francia, dove si è aperto un nuovo filone di indagine sul Front National di Marine Le Pen.

Le autorità stanno studiando altri contratti: quello di Louis Aliot, compagno di Marine Le Pen; di Florian Philippot, braccio destro della leader del Front National; dello stesso padre di Marine e fondatore del partito, Jean Marie Le Pen. Nella mischia ci è capitato anche l’Ukip di Nigel Farage: il suo partito dovrà restituire circa un milione di euro al Parlamento europeo per una serie di contratti, tra cui quello alla moglie Kirsten.

Poi c’è il caso di Jaroslaw Kaczynski, dominus politico del governo polacco guidato da Beata Szydlo che usava la signora Bozena Mieszka-Stefanowska, assistente del deputato Tomasz Poreba e quindi pagata da Strasburgo, come badante della madre scomparsa nel 2013.

 

Insomma, persone stipendiate da Strasburgo, ma impiegate al partito.

Per l’Ukip la questione appare ancora più imbarazzante visto che le Fondazioni percepivano fondi per sostenere la politica europea del movimento, ma che in realtà hanno utilizzato il danaro per la campagna a favore della Brexit.

Pr ciò che riguarda il capitolo italiano c’è quello che riguarda Lara Comi, deputata di Forza Italia che ha assunto la madre, Luisa Costa, come assistente parlamentare dal 2009 al 2010 e dovrà restituire 126mila euro finora percepiti.

Ignoti, al momento, gli esiti dell’inchiesta aperta nei confronti di due eurodeputate grilline, Daniela Aiuto e Laura Agea. La Aiuto avrebbe percepito migliaia di euro di rimborso per ricerche che le sarebbero dovute servire a svolgere il mandato europeo, in realtà avrebbe utilizzato materiale copiato da Wikipedia.

La Agea, invece, ha assunto come assistente un imprenditore che si sarebbe limitato, in veste di attivista del Movimento, a seguirla nella politica locale e non a Strasburgo.

Poi c’è il collaboratore del leghista Mario Borghezio, il cui assistente Massimiliano Bastoni faceva anche il consigliere municipale a Milano. 

Infine il viceministro Riccardo Nencini: all’ex europarlamentare, Strasburgo aveva chiesto la restituzione di 455mila euro, Nencini l’ha scampata grazie alla prescrizione; Antonio Panzeri, eletto con il Pd e poi passato al Mdp: Panzeri ha fatto ricorso alla Corte di giustizia Ue contro la richiesta di restituire 83 mila euro. 

Nencini però non ci sta e ribatte:“Per l’ennesima volta vengo tirato in ballo sugli ‘italiani sotto inchiesta’ al Parlamento Europeo. E invece non solo non sono sotto inchiesta ma sono stato da tempo assolto dalla Corte di Giustizia”. E aggiunge:“Le indagini sono durate così a lungo, quasi 15 anni, e sono state svolte in modo così approssimativo – ho chiesto ripetutamente di essere ascoltato, ho fornito la documentazione bancaria sugli avvenuti pagamenti ai collaboratori, ho sollecitato, addirittura ho sollevato proprio io il problema – da non consentirmi di difendermi dovutamente nelle sedi opportune”. “

Anche Lara Comi fornisce le sue motivazioni:

Ero giovane, avevo 26 anni, e così pensai di farmi aiutare da mia mamma, professoressa di Lettere, alla quale affidai un incarico di fiducia”.  Nel 2009, però, il regolamento cambiò, e fu introdotto il divieto di ingaggiare genitori, figli e parenti per evitare che i parlamentari si mettessero in tasca i soldi destinati ai loro collaboratori. “Il mio commercialista pensava che avremmo avuto a disposizione un anno di transizione per scegliere un nuovo assistente ma in realtà si sbagliava. Fu un errore commesso in buona fede, che ho scoperto solo nel 2016”. “Come persona con un ruolo pubblico ho deciso di pagarne io le conseguenze: sto restituendo la somma che mi viene contestata con una detrazione prelevata direttamente dallo stipendio ogni mese. Si tratta di 126mila euro che corrispondono al compenso versato a mia madre, più le tasse”.

Infine Daniela Aiuto:”

“I servizi parlamentari hanno contestato alcune ricerche che ho commissionato ad una società di consulenza, perché ritenute frutto di plagio e quindi non rimborsabili dal Parlamento europeo. Ho disposto la sospensione del pagamento delle fatture già emesse. Inoltre ho comunicato ai servizi parlamentari che provvederò personalmente a rimborsare le fatture già saldate”.

“Resta inteso – conclude Daniela Aiuto – che agirò legalmente nei confronti della società di consulenza per il rimborso delle somme già sostenute e anche per il risarcimento di ogni ulteriore danno. Pur essendo parte lesa in questa vicenda ho dato la mia piena e totale disponibilità a collaborare con i servizi parlamentari per tutelare il Movimento 5 Stelle”.

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