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Tragedia Rigopiano: indagati sindaco di Farindola e presidente della Provincia di Pescara

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A 100 giorni dal terribile disastro dell’Hotel Rigopiano in cui 29 persone persero la vita, la magistratura mette sotto accusa Comune di Farindola e Provincia di Pescara.

Sono sei i nomi scritti sul registro degli indagati della Procura di Pescara per omicidio plurimo e lesioni colpose:

Di Tommaso è indagato anche per la violazione dell’articolo 437 del codice penale, che punisce l’omissione del:

“collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”.

Il direttore, secondo l’accusa, avrebbe dovuto prevedere, secondo il Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della sua ditta, il rischio di essere colpiti da una slavina. 

Per ciò che riguarda la telefonata che intercorse tra Di Tommaso e i funzionari dell’unità di crisi, i giudici non hanno rilevato atti penalmente rilevanti.

Le “colpe” della Provincia

Secondo i giudici spettava alla Provincia garantire la transitabilità della strada che collega l’hotel a Farindola. Senza dimenticare che proprio nel Piano neve approvato alcuni giorni prima della tragedia, quel tratto veniva indicato come “strategico”. Bisogna inoltre ricordare che la turbina che avrebbe dovuto pulire quell’area era ferma dal 6 gennaio perché non si trovavano i pezzi di ricambio. Inoltre, il giorno prima del disastro, il pomeriggio del 17 gennaio, una pattuglia della polizia provinciale aveva scortato otto macchine di clienti fino al resort, nonostante le gravi condizioni meteo.

Una serie di condizioni, insomma, che avrebbero dovuto indurre il sindaco Lacchetta a emettere un’ordinanza di sgombero dell’hotel per pericolo incombente uno o due giorni prima del 18 gennaio.  

Poi, sempre secondo l’accusa, c’è da chiarire come mai il sindaco Lacchetta non ha mai convocato la commissione valanghe.

Hotel Rigopiano di Farindola: il videoracconto. Di chi le responsabilità?

 

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