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Dunque, per risolvere gli effetti di un disastro, ci voleva un altro disastro che provocasse danni ben più gravi. Antonio Del Furbo

Succede in Italia (tanto per cambiare), succede in Abruzzo (terra di ‘profeti politici’), succede a Chieti. E succede che, per dire, a marzo 2015 viene giù talmente tanta di quell’acqua da provocare danni come mai prima a strade, abitazioni, quartieri e città. Paesi isolati, pezzi di montagna venuti giù e intere comunità senza corrente per decine di ore. Tra i drammi e i disagi accaduti in terra d’Abruzzo, anche la frana che ha travolto la strada provinciale 8. 

Il tratto in questione è proprio quello che passa sotto la discarica andata fuoco sabato notte a Chieti. Proprio da quella collina venne giù una frana che bloccò completamente la carreggiata. Da allora tutti fermi e immobili. La Provincia di Chieti ha dato un cenno di vita proprio qualche giorno fa dopo che i cittadini (addirittura) si erano resi disponibili a finanziarsi l’opera. Il presidente Mario Pupillo ha infatti firmato due delibere per la risistemazione della strada provinciale 8 per un costo totale di 22.091 euro di cui 16mila euro per la rimozione della frana.  

Per ‘fortuna’, però, è arrivato il rogo della discarica. La tragedia ha permesso di risparmiare alla collettività la somma per la pulizia della strada in quanto due ruspe del Comune, su ordine del sindaco di Chieti Di Primio, in poco tempo hanno riaperto la strada per agevolare i Vigili del Fuoco.

Ma questo Stato e questa gente, a chi serve? Per dire.

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