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Che fine ha fatto l’inchiesta sull’ex assessore regionale d’Abruzzo Mauro Febbo?

Che fine ha fatto l'inchiesta sull'ex assessore regionale d'Abruzzo Mauro Febbo?

Una vicenda, quella di Mauro Febbo, che come tante non ancora arriva a conclusione. O meglio, che non ancora parte.

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A quasi un anno dalle perquisizioni e dall’interrogatorio, della vicenda che ha coinvolto l’attuale il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, non si sa nulla.

Eppure, Procura e stampa fecero finire nel tritacarne mediatico vari personaggi della politica abruzzese: il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri, la consigliera regionale della Lega Sabrina Bocchino e l’ex senatore Fabrizio Di Stefano.

La cassetta di sicurezza da 500mila euro

Ma l’elemento mediatico che rappresentò il momento fu l’ormai famosa cassetta di sicurezza al cui interno furono ritrovate sei buste con denaro contante. E poi assegni fino a 100mila euro intestati a Febbo e anche a Febbo Mauro Sas. Mazzette, si diceva, stipate in vari borselli e di vario taglio. II tutto custodito nella cassaforte e in un cassetto della casa di Febbo. Altri soldi sono stati trovati in una cassetta di sicurezza intestata ad una sua stretta consanguinea.

Ma poco importava, come documentato dallo stesso Febbo, che si trattava di proventi dell’attività professionale accumulato in un quarantennio.

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E altrettanta documentazione fu fornita che attestava che Febbo – da prima come presidente della Commissione di Vigilanza e poi come assessore regionale – alla costruzione del polo oncologico dell’ospedale di Chieti (project financing) che seguiva quello presentato dalla Maltauro manifestò, in sede politica, la piena contrarietà all’operazione ritenuta non conveniente per la finanza pubblica.

Infatti, per la Procura di Pescara Mauro Febbo è stato indagato per corruzione in relazione alla realizzazione del polo oncologico dell’ospedale di Chieti.

Un anno e ancora nulla

Tra non molto arriveremo a un anno dallo strombazzamento mediatico e sulla vicenda giudiziaria nulla si sa ancora. Ci sono intercettazioni telefoniche o ambientali ma, evidentemente, non ci sono evidenze documentali.

Si tratterà di attendere ancora molto per un’archiviazione o un rinvio a giudizio? Chissà.

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