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Emergenza incendi Abruzzo: dietro ai roghi c’è la mafia (forse) ma nessuno ne parla

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Brutta faccenda quella che si sta consumando in Abruzzo. Oltre all’incapacità politica di gestire la situazione incendi, vengono fuori elementi che, piuttosto, fanno pensare a una regione da terzo mondo.

Intanto ci sono i fatti. Anche se il governatore della Regione afferma che non ci sono stati ritardi nel fronteggiare l’emergenza, il vertice, giusto per ricordarlo, è stato convocatoil 24 agosto, ovvero giorni dopo l’inferno che si è scatenato nelle montagne abruzzesi. 

Diciamo che i cittadini, in questo caso, non si sono tanto rassicurati da questo tempismo.

Altra fatto, forse di minore entità ma che fa comprendere la gravità della situazione, quella dei 150 volontari convocati alle 6 di mattina nella sede del centro operativo comunale (Coc) di Sulmona e che non hanno trovato nessuno in Comune a coordinarli. Tant’è che se ne sono andati e si sono coordinati da soli.

Ma il solito Comune di Sulmona è andato oltre. In piena emergenza incendi pare che nel palazzo non sia rimasto nessuno: dirigenti in ferie e responsabili di Protezione civile in congedo.

Intanto, in questo momento in cui scriviamo, gli attivisti impegnati sul campo dell’incendio del Morrone dicono che c’è assoluta urgenza dell’Esercito con un intervento massiccio sul terreno di circa settecento uomini.

“Bisogna dislocare centinaia di uomini con esperienza e relativi mezzi, motoseghe, ruspe, visori, elicotteri per trasporto” aggiunge Augusto De Sanctis, storico portavoce del Forum H2O in Abruzzo. 

Intanto, a quanto pare, è acclarato il fatto che l’Abruzzo non sia dotato di elicotteri in grado di contrastare un tipo di emergenza come il Morrone. E i fatti accaduti ne hanno dato ampia dimostrazione. 

A questo punto la Regione ha dovuto mettere mano al portafoglio e noleggiare gli elicotteri da altre Regioni ma passando per vie private. Un solo elicottero è costato alle casse dell’ente regionale (e quindi a tutti noi) ben 100mila euro per un mese.

Un conto salato ma, purtroppo, il business è in mano ai privati.  

E, come sempre accade in Italia, gli appalti pubblici se li aggiudicano sempre gli stessi tanto che l’Antitrust ha aperto un’inchiesta partendo dalle rivelazioni di un pilota (e dirigente) di un’azienda estromessa “dall’affare”.

Per capire di che tipo di cifre parliamo, diciamo che un’ora d’intervento di un Canadair costa circa 15mila euro e 5mila l’ora per quello di un elicottero.  

Non sarebbe il caso che le Regioni acquistassero i velivoli?

In Sardegna, Lìberos Rispetados Uguales, partito della sinistra indipendentista, dall’anno scorso è partita con la raccolta firme per proporre che la Regione acquistasse dei Canadair ed elicotteri all’avanguardia da tenere in pianta stabile in Sardegna.  

Da metà giugno a metà luglio del 2017 i Canadair hanno fatto in tutta Italia interventi per ben più di 2mila ore (più 300 per cento rispetto al 2016): ci sono già costati quattro milioni e mezzo di euro.  

Se ci sia o meno convenienza nel noleggiare piuttosto che comprare i velivoli ce lo dovrebbe dire, ad esempio, il sottosegretario della Giunta d’Abruzzo con delega all’ambiente e Protezione Civile, Mario Mazzocca. Ma, almeno per il momento, Mazzocca preferisce “autointervistarsi” e mandare i filmati alle redazioni dicendo che la Regione sta facendo bene.

Peccato che il suo capo di allora, Fabrizio Curcio, ex capo della Protezione civile, a metà giugno disse che l’Abruzzo non era dotato di una sua flotta aerea antincendio.

Anche in questo caso, la questione che non si capisce è perché la flotta nazionale debba essere gestita da società private.

Non dimentichiamo, tra l’altro, che dietro gli incendi di questi giorni pare ci sia la cosiddetta “mafia del fuoco”: una regia unica con la volontà di bonificare il territorio con atti criminali.

Anche qui la sensazione è che dietro i fatti del Morrone non ci siano semplici balordi ma elementi della criminalità organizzata.

Sarà ancora presto per parlarne o qualcuno ha paura?

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