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Il gruppo Toto compare in due inchieste sulla fondazione renziana “Open”. Parcella da un milione di euro a Bianchi

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Gli investigatori vogliono vederci chiaro sulla vicenda che ha coinvolto la fondazione Open. Si cerca, in particolare, l’uomo politico che avrebbe messo in contatto Donnini con la famiglia Toto.





Il perito incaricato dai pm di Firenze sta setacciando il contenuto dei cellulari (sequestrati) proprio di Donnini e di Alfonso Toto, legale rappresentante della Toto Costruzioni Generali spa. La verifica è incentrata nell’accertare eventuali contatti precedenti all’operazione tra l’imprenditore fiorentino, la Renexia e lo stesso Alfonso Toto.

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Chi ha messo Donnini in contatto con uomini e società del gruppo Toto?

I finanzieri hanno bussato anche alle porte della sede della Dot Media perché la società avrebbe potuto essere nella disponibilità di Donnini. E qui hanno anche sequestrato un pc in uso a Lilian Mammoliti, vecchia amica di Donnini, che detiene il 50 per cento delle quote della Dot Media.

Un’altra inchiesta fiorentina riguarda un renziano della prima ora: quella che vede indagato Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open, per traffico di influenze. E, anche qui, si registra un collegamento con il gruppo Toto, dal quale Bianchi avrebbe ricevuto un incarico per un contenzioso con Autostrade, con parcella di più di un milione di euro. Due terzi della somma sarebbero stati versati da Bianchi al suo studio associato, un terzo per sé. Come riporta Il Fatto “Dal suo conto il legale avrebbe poi versato alla Open, che in quel momento era in difficoltà economiche, circa 200 mila euro. Salvo riprenderne – secondo fonti vicine all’avvocato- circa 190mila euro quando la Fondazione stava per chiudere”. Bianchi ha anche finanziato il comitato per il “Sì” al referendum costituzionale del 2016. Nessuna conferma che anche questa parte di finanziamento sia al vaglio degli inquirenti.

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