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Mafia nigeriana: la tratta delle donne e il traffico di organi

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La percentuale è alta: ben l’80% delle vittime dello sfruttamento sessuale in Italia sono donne nigeriane. In termini numerici parliamo di 50 mila donne. E, secondo alcuni, il decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini renderebbe più vulnerabile chi è arrivato negli anni scorsi, in particolare le vittime di tratta.

Secondo un report de L’Espresso, ci sono donne “ingannate più volte, passate di paese in paese, scomparse e spesso uccise: circa 500 in Italia negli ultimi 20 anni.”

Una rete nigeriana che funge da protezione ma anche da trappola. Un sistema pericoloso che donne come Isoke Aikpitany tenta di cambiare. Era caduta anche lei, come tante, nella trappola della tratta. Ribellarsi le è costato un pestaggio il cui intento era ucciderla: si è salvata solo perché gli aguzzini l’hanno creduta morta. Dopo aver incontrato Claudio, che è diventato suo marito e suo sostenitore, ha fondato l’associazione “Vittime della tratta”.

“A Verona una ragazza nigeriana ci ha mostrato un contratto di assunzione per un lavoro a Dubai, ottenuto tramite il fidanzato. Un contratto come quello non ti fa dubitare, ci credi sempre”, racconta Isoke. Dietro si nasconde, spesso, una rete criminale transnazionale attiva da tempo. “Questi falsi fidanzati conquistano la loro fiducia, dicono alla ragazza “tu sei sveglia, cosa fai qui in attesa, c’è questa possibilità”. Arriva il contratto e le giovani donne vengono spedite nel Golfo, di solito a Dubai, Gibuti ed Emirati. Ai “fidanzati”, contemporaneamente, arrivano i soldi tramite money transfer o su carte ricaricabili. E le ragazze scompaiono nel nulla. Una tratta che sfocia nel traffico di organi: “In quei paesi operano medici cinesi, stando a quello che ci hanno detto, non arabi. Magari loro fanno i broker, ma chi fa le operazioni è asiatico”, aggiunge. Il fenomeno delle sparizioni e in generale della tratta, riguarda anche i minori.

Joseph Chidiebere Osuigwe, avvocato e direttore del Devatop Centre for Africa Development in Nigeria, conferma che la mafia nigeriana ha ormai un ruolo di primo piano in questo traffico. È un commercio fiorente perché raddoppia il guadagno del trafficante che costringe le vittime a vendere un organo per saldare il proprio debito. Vendite che partono da 1.500 dollari e che arrivano a valere sul mercato minimo 128.500.

Don Carmine Schiavone, direttore della Caritas diocesana di Aversa e referente regionale Caritas per l’immigrazione, ha rilasciato però un’intervista al sito Vatican News dicendo che “una delle ragazze a ottobre scorso ha cominciato a raccontare di questo commercio, rivelando che alcuni amici suoi, per arrivare in Italia, hanno dovuto dare un rene, alcuni la cornea”. Sotto osservazione poi è il litorale di Castel Volturno, dove sono noti i rapporti tra la mafia nigeriana e la camorra.

Nel solo 2014 in Italia sono arrivate circa 2.400 ragazze. 5.600 nel 2015 e nel 2016 erano 11 mila. Secondo il rapporto di ActionAid pubblicato ad aprile sulla base di 60 verbali di vittime di tratta presentati presso la Commissione territoriale di Roma tra il 2016 e il 2017, il decreto Sicurezza colpirebbe soprattutto loro: stabilendo il rigetto della richiesta di asilo avanzata da chi ha in esecuzione già un provvedimento di espulsione.

Come se non bastasse c’è l’intreccio tra religione cristiana, business e il rito ju ju, che lega le ragazze ai propri sfruttatori.

La maggioranza delle “sopravvissute” in Italia, si trova in carcere. O nel “sommerso”. La speranza, per Isoke, arriva dalla seconda e terza generazione: “Non ha nulla a che vedere con questo fenomeno, bisogna valorizzarle, dare loro opportunità”.

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