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Processo Stato-mafia, Massimo Ciancimino vs Pino Arlacchi:”Parla senza conoscere nessun atto del processo”

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Massimo Ciancimino non gliene manda a dire all’esponente del Partito democratico, Pino Arlacchi, definendolo uno che ha costruito la sua carriera grazie all’amicizia di Falcone e Borsellino.

Massimo Ciancimino non gliene manda a dire all’esponente del Partito democratico, Pino Arlacchi, definendolo uno che ha costruito la sua carriera grazie all’amicizia di Falcone e Borsellino.

“Il processo Stato-mafia si concluderà con il totale flop dell’inchiesta di Antonio Ingroia & soci” ha detto l’eurodeputato Pd qualche giorno fa riguardo il processo Stato-mafia. “È una bufala – ha aggiunto Arlacchi – su cui si sono costruite carriere immeritate: non c’è una sola prova seria a sostegno di questa allucinazione”.L’amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino definito, da alcuni, tra i massimi esperti internazionali di criminalità organizzata stronca così la madre di tutte le inchieste: quella che a Palermo ipotizza una trattativa per bloccare le stragi di mafia dopo il 1992-93.

Secondo Arlacchi, il processo è basato su elementi inconsistenti:”Ci sono solo le vanterie di un killer, Gaspare Spatuzza, che in quanto tale non poteva sedere al tavolo dei negoziati e che parla per sentito dire; più le bufale di un calunniatore patentato come Massimo Ciancimino. Mi vanto di essere stato il primo a denunciare le panzane di questo personaggio, esaltato oltre il lecito e trasformato in un’icona dell’antimafia dai megafoni della Procura di Palermo”. Ci va duro Arlacchi che parla anche delle minacce di morte ricevute 20 anni fa da Totò Riina:”Rottamiamo una certa idea della mafia – aggiunge Arlacchi. Riina è un capomafia di 84 anni, in galera da 21: è solo e abbandonato, secondo tradizione mafiosa. È stato intercettato nel giugno 2013 mentre si sfoga contro tutto e tutti: da Silvio Berlusconi ai pubblici ministeri, fino a quelli che dovrebbero essere i suoi più stretti sodali. La credibilità delle sue farneticazioni è zero”.

MASSIMO CIANCIMINO:”ARLACCHI E’ STATO CACCIATO DALL’ONU”

“Ritengo che l’ennesimo attacco di Pino Arlacchi all’impianto accusatorio del processo sulla trattativa e a tutti i magistrati (pm, gip e gup) e non ultimi i testimoni principali, sia solamente l’ennesima dimostrazione di come questo processo infastidisca tanti, dalle più alte cariche istituzionali passando per filosofi, professori, magistrati di vario spessore e natura, fino ad arrivare all’indiscusso capo di cosa nostra Totò Riina”. Sono le parole di risposta di Massimo Ciancimino nei confronti di Arlacchi a seguito della sua uscita dei giorni scorsi.

“Parlare di costruzione di carriere immeritate nella lotta alla mafia credo – continua Ciancimino – anzi ne sono assolutamente certo, è stato il più grosso autogol che l’esimio professore Arlacchi poteva fare. Lui rappresenta il ‘Lego’ delle carriere ben costruite a tavolino, la sua è stata tutta basata su una sua referenza, l’indiscussa collaborazione e pregressa amicizia con il giudice Giovanni Falcone. Ancora oggi per accreditarsi come esperto e professionista dell’antimafia sfoggia nel suo biglietto da visita la dicitura ‘amico di Falcone e Borsellino’ chiarisce Ciancimino.

Poi sottolinea:”La totale mancanza di rispetto verso i magistrati che da anni lavorano a questa delicata inchiesta lascia sicuramente basiti e anche un tantino dubbiosi sulle reali motivazioni delle ennesime e ormai estenuanti esternazioni che con cadenza semestrale l’illustre esperto di mafia a distanza lancia contro la procura palermitana. Sappiamo che non conosce nessun atto del processo, mentre sappiamo di contro di tutti i suoi successi ottenuti all’ONU: fu letteralmente cacciato a calci nel culo, quando era alla guida dell’agenzia delle Nazioni Unite UNDCCP. La sua relazione presentata sui problemi legati al traffico degli stupefacenti venne definita lontana dalla realtà, per non parlare delle accuse di aver finanziato il regime dei talebani, attraverso accordi per la distruzione delle piantagioni di oppio e di tutte le critiche alla gestione poco trasparente ed efficiente, mirata solo alla visibilità mediatica a fronte di nulli risultati”.

“Il momento topico – afferma Ciancimino – forse lo ha raggiunto nel 2000, quando al vertice delle Nazioni Unite sulla criminalità a Palermo, sei anni prima della cattura di Bernardo Provenzano, fece parlare di sé per l’affermazione: ‘Ormai la mafia è vinta’ (la stessa affermazione la fece qualche anno prima Silvio Berlusconi davanti ad un’esterrefatta delegazione della stampa estera), affermazione che scatenò giuste e scontate reazioni indignate di tutto il mondo dell’antimafia che la lotta alla mafia la fa davvero”.

Infine aggiunge:”Lo stesso personaggio oggi ridicolizza l’allarme sulle minacce e sulla pericolosità di Riina e di Cosa Nostra. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Insultare il sottoscritto con affermazioni diffamatorie non può cambiare il dato di fatto che oggi c’è un processo in corso, il che significa che le mie dichiarazioni hanno passato il vaglio di un gup oltre che di una procura e di un gip. Anche Arlacchi è testimone di quei giorni, è stato amico di Falcone e Borsellino ed era consulente della DIA, per cui è stato sentito quale persona informata sui fatti. Le sue dichiarazioni sono risultate in netto contrasto con quelle di Gianni De Gennaro, ex direttore della DIA, tanto che il direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni scrisse un articolo dal titolo ‘Trattativa Mafia – Stato. De Gennaro, Arlacchi, chi è bugiardo?’. Ecco, sarebbe più opportuno che con la massima umiltà, come ha sempre cercato di fare il sottoscritto, l’on. Arlacchi aiutasse la magistratura a fare chiarezza su quegli anni, invece di delegittimarla e sostituirsi in modo barbino e come sempre poco serio, ma tipico del personaggio, ad essa”.

ZdO


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