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Toghe e corruzione: nella carte dell’inchiesta altri nomi del Csm. E spunta la talpa del Quirinale

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Il Palazzo dei Marescialli continua a non fare sonni tranquilli. Ai 5 consiglieri del Csm travolti dall’inchiesta perugina (Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini) si aggiungono altri nomi.

A nulla, quindi, è servita la difesa da parte di alcune correnti dei magistrati finiti o sfiorati dall’inchiesta. Il Gico della Finanza ha depositato alla procura di Perugia le trascrizioni integrali delle intercettazioni ambientali effettuate con il trojan installato nello smartphone di Luca Palamara. E, stando alle carte, ci sarebbero nomi di altri consiglieri togati coinvolti nel mercato delle nomine. Nomi al momento sconosciuti e che hanno preso parte alle notti degli incontri alla presenza di Luca Palamara, quando si doveva scegliere il nuovo procuratore di Roma e quello di Perugia.




Sempre da Perugia arriverebbe la notizia di una talpa nascosta al Quirinale che, qualche giorno prima delle perquisizioni, avrebbe avvisato una persona vicina a Palamara delle intercettazioni disposte da Perugia.

Poi c’è la questione dell’ex sottosegretario Luca Lotti sorpreso dal trojan in una notte di maggio mentre informa Palamara di essere stato al Quirinale per lamentarsi della gestione Pignatone della procura di Roma e di alcuni dei magistrati a lui più vicini. Ma non solo questo. Lotti in maniera molto spicciola riferirebbe a Palamara, stando alle intercettazioni, che, se sarà necessario a rendere più spedita l’operazione che deve consegnare la procura di Roma a Marcello Viola, lui sarebbe pronto ad allungare al Quirinale ombre sulla fazione da piegare: gli eredi di Pignatone.
E del Quirinale, nel suo interrogatorio reso a Perugia, parla anche Luca Palamara. Il giudice racconta che, pochi giorni prima delle perquisizioni, una persona a lui vicina (identificata dalla procura di Perugia) gli avrebbe riferito di aver appreso da una misteriosa talpa al Quirinale che nel suo telefono era stato installato un trojan.

In scena entra anche Cesare Sirignano, giudice della Dna. In un colloquio Sirignano indica a Palamara un possibile candidato alla procura di Perugia: l’attuale procuratore aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli. Fa di più. Borrelli, dunque, farebbe quello che dice lui. È una millanteria. Perché non solo Borrelli non è telecomandato, ma Borrelli denuncia alla procura di Perugia Sirignano “producendo una documentazione che comprova la più totale estraneità ai fatti” e, soprattutto, che Sirignano ha consapevolmente millantato. E, infatti, la banda di Palamara era ripiegata su un piano B: quello di portare a Perugia il procuratore di Velletri, Francesco Prete e come aggiunto Erminio Amelio.

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