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Sarà pure che la Banca centrale europea ha fatto pesanti enormi iniezioni di liquidità nel circuito bancario, ma gli effetti non si vedono e non tengono a bada i tassi d’interesse sul credito e sui finanziamenti.  

E chi ci rimette? Ovviamente la parte produttiva del paese ovvero le aziende e i piccoli imprenditori che arrivano a pagare interessi che sfiorano il 16%. Infatti, per ottenere denaro in banca, le imprese pagano interessi dal 4,04% a al 15,95% secondo il tipo di operazione. L’analisi è stata condotta dal Centro studi di Unimpresa che ricorda come da settembre dello scorso anno il costo del denaro è pari allo 0,05% e che gli istituti di credito italiani hanno sottoscritto 93 miliardi di titoli della Bce a tasso zero.

Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati del ministero dell’Economia, per gli scoperti senza affidamento, i tassi di interesse medi praticati dalle banche sono pari al 15,95% per operazioni fino a 1.500 euro e pari al 14,99% per operazioni oltre 1.500 euro. Per gli anticipi e gli sconti commerciali, i tassi medi sono i seguenti: 9,72% fino a 5.000 euro, 7,89% (da 5.000 a 100.000, 5,09% oltre 100.000 euro. Per il factoring 6,15% fino a 50.000 euro e 4,07% oltre 100.000 euro. Per il leasing di autoveicoli 7% fino a 25.000 euro e 6,87% oltre 25.000 euro; per il leasing immobiliare i tassi medi sono rispettivamente 5,43% (tasso fisso) e 4.04% (tasso variabile); per il leasing strumentale, 8,52% fino a 25.000 euro e 4,89% oltre 25.000 euro. 

Nelle tre operazioni di rifinanziamento a lungo termine presso la Bce mirate a far ripartire il credito all’economia reale le banche italiane hanno raccolto complessivamente 93 miliardi, ovvero circa il 30% dei 311 miliardi erogati all’intero sistema bancario della zona euro. Nell’ultima finestra Tltro del 25 marzo (Targeted long term refinancing operation) le banche italiane abbiano raccolto 36 miliardi, ovvero quasi il 37% dei 98 miliardi complessivamente assegnati.

IL CALCOLO DEL TASSO D’INTERESSE

Dal 14 maggio 2011 è in vigore il limite oltre il quale gli interessi sono ritenuti usurar. Il calcolo viene effettuato aumentando il Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) di un quarto, a cui viene aggiunto un ulteriore margine di quattro punti percentuali. “La differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali” precisa la Banca d’Italia. “Tale metodo di calcolo è stato introdotto dal d.l. 70/2011, che ha modificato l’art. 2, comma 4 della legge 108/96, che determinava il tasso soglia aumentando il TEGM del 50 per cento”.

Il TEGM risulta dalla rilevazione effettuata ogni tre mesi dalla Banca d’Italia per conto del Ministro dell’Economia e delle Finanze ed è comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse, si riferisce agli interessi annuali praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari per operazioni della stessa natura. La classificazione delle operazioni per categorie omogenee, che tiene conto della natura, dell’oggetto, dell’importo, della durata, dei rischi e delle garanzie è effettuata ogni anno dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, che affida alla Banca d’Italia la rilevazione dei dati.

 

Tabella: Altroconsumo

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