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L’inchiesta che riguarda il depistaggio sulla strage di via D’Amelio segna un nuovo colpo di scena. Dopo 27 anni la procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di calunnia aggravata, Annamaria Palma e Carmelo Petralia che indagarono sulla strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.



I due giudici si occuparono della prima inchiesta sulla bomba del 19 luglio 1992 raccogliendo le dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino.

A novembre scorso la procura di Caltanissetta, che ha istruito il processo per il depistaggio delle indagini sull’attentato, aveva trasmesso una tranche dell’inchiesta ai colleghi messinesi perché accertassero se nella vicenda, ci fossero responsabilità di magistrati. I giudici di Messina, quindi, hanno aperto in un primo tempo un fascicolo di atti relativi, una sorta di attività pre-investigativa arrivata adesso in una inchiesta per calunnia aggravata.

Ai due magistrati – avvocato generale a Palermo e procuratore aggiunto a Catania – la Dia di Catania ha notificato un avviso per un accertamento tecnico irripetibile che si terrà il prossimo 19 giugno al Racis dei carabinieri, a Roma. Il procuratore Maurizio de Lucia dovrà verificare se su alcune  audiocassette con gli interrogatori di Scarantino, ritrovate di recente dalla procura di Caltanissetta, ci siano impronte o altre tracce utili. La pista dovrà provare a ricostruire la complessa macchina del depistaggio attorno al balordo del quartiere palermitano della Guadagna trasformato in un provetto Buscetta

Nel documento inviato a Messina il riferimento è alla sentenza del processo Borsellino quater. Nelle motivazioni del verdetto i giudici della corte d’assise parlavano di depistaggio delle indagini sull’attentato al magistrato. Depistaggio su cui i pm di Caltanissetta hanno indagato e poi incriminato tre poliziotti del pool che indagò sull’eccidio. Nella sentenza venivano anche denunciati gravi omissioni nel coordinamento dell’indagine, costata la condanna all’ergastolo di otto innocenti. Da qui la competenza sulla nuova indagine in capo alla Procura messinese.

Il processo vede imputati tre poliziotti per il depistaggio: il dirigente Mario Bo’, i sottufficiali Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di aver contribuito a creare il falso pentito Scarantino, che per anni ha tenuto lontana la verità sulla strage Borsellino. Al centro della faccenda, l’ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera (deceduto nel 2002), che avrebbe guidato Scarantino. Per i giudici di Caltanissetta che hanno celebrato l’ultimo troncone del processo Borsellino “c’è un collegamento tra il depistaggio e l’occultamento dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, sicuramente desumibile dall’identità di uno dei protagonisti di entrambe le vicende”. La Barbera, dunque.

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