Dugin, 'l'ideologo di Putin' e la paura dell'atomica: "Se minacciati useremo le armi nucleari"
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Lui si chiama Aleksandr Dugin ed è un filosofo e politologo russo con stretti legami con il Cremlino. È considerato ‘l’ideologo di Putin’ e descritto come un suo consigliere e ispiratore.

Aleksandr Dugin – riferisce Il Giornale che lo ha intervistato – è un pensatore non allineato che vede la Russia con occhi completamente diversi dai nostri. La sua è una voce scomoda ma utile da ascoltare.

Dugin dice che a Mosca è tutto tranquillo.

“La popolazione appoggia completamente Putin. Non c’è una vera opposizione. E non tanto perché c’è una censura contro chi critica le operazioni militari in Ucraina, ma perché il popolo russo è davvero solidale con il Presidente. L’opinione pubblica qui ha ben chiari gli scopi di Putin ed è preparata perché comprende che la pressione della Nato conto le nostre frontiere è inaccettabile”.

Arresti e proteste

“Vivo nel centro di Mosca. Non c’è nessuno che protesta, a parte piccolissimi gruppi, o singoli individui, e neppure collegati tra loro. La percezione di una protesta interna è frutto della disinformazione dei media occidentali”.

Ucraina

Per capire cosa succede in Ucraina, spiega Dugin, “occorre risalire alle cause e leggere la dissoluzione dell’Urss dentro un contesto non solo ideologico ma geopolitico”. “Dopo il 1989 la Russia ha perso autorità sulle sue zone di controllo a favore dell’occidente e l’occidente ha acquistato influenza in questo vuoto, che era la conseguenza della debolezza del potere terrestre. Si è dissolto il patto di Varsavia e si è rafforzata la Nato”.

“Quando l’Ucraina si è separata dalla Russia ed è diventata indipendente a poco a poco si è avvicinata alla Nato, ma ha potuto farlo perché negli anni Novanta quella di Gorbaciov e poi di Eltsin era una Russia debole. Ma quando è tornata forte con Putin, la pressione permanente della Nato contro i nostri confini qualcosa che nessuno può negare non è stata più accettabile. Putin è diventato più forte e con una coscienza geopolitica più sviluppata e così gli equilibri sono cambiati. E si è risposto a una situazione intollerabile: prima in Georgia, poi in Crimea, poi nel Donbass, dove l’esercito ucraino era un pericolo costante: la popolazione veniva bombardata e i civili uccisi. Il resto è venuto da sé: l’appello della Russia a non far entrare l’Ucraina nell’area di influenza dell’Occidente è stato rifiutato”.

Una invasione

“Putin ha spiegato molto bene gli scopi, che sono due. Primo: denazificare un Paese il cui governo ha non solo tollerato ma appoggiato i gruppi neonazisti per dare forza a una identità nazionalista ucraina basata sull’odio contro i russi. Secondo: cambiare il regime politico a Kiev per fare ritornare l’Ucraina nella sfera politica, militare e strategica russa. Attenzione: l’operazione militare in corso non è una guerra contro la Nato. Ma una operazione per difendere una zona di interesse vitale per la Russia”.

Putin non è malato

“I modelli della disinformazione in casi del genere sono sempre gli stessi: far passare l’idea che un leader politico sgradito sia pazzo, malato, che non controlla più la situazione. Invece Putin è sano, lucido e molto forte. Mai stato meglio”.

Tutti abbiamo paura dell’uso dell’atomica

“Questo è l’unico vero problema, anche per noi. Tutto dipende dagli Stati Uniti. Se Washington si limita alle sanzioni, alle pressioni politiche e agli appoggi economici all’Ucraina, insomma se l’Occidente sosterrà indirettamente Kiev tutte azioni legittime non succederà nulla. Però, se ci sarà un attacco diretto della Nato, allora la Russia risponderà con mezzi simmetrici. Se ci sentiremo minacciati sul nostro territorio, useremo le armi nucleari”.

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