Mantovani-Garavaglia: per quanto tempo i giudici dovranno umiliare la dignità delle persone?
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Il tempo passa. Inesorabile. Soprattutto quanto si ha a che fare con qualcosa di nostro. Magari con la libertà propria. Messa in discussione da una giustizia a cui non importa il fattore tempo. Per nulla.

E ci ritroviamo, dunque, a vergognarci di un sistema giudiziario che spesso rappresenta la “tortura” di Stato per chi ci finisce dentro. Così, da un giorno all’altro. Com’è accaduto a tanti, troppi, che nel percorso della loro vita ci hanno lasciato la pelle. “Quelli del ’92”, quelli della “tangentopoli” o, se preferite, dell’inganno di Stato. E che dopo trent’anni continua a vomitare odio e disprezzo per le vite umane.

È andata molto meglio, si fa per dire, al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che dopo 7 anni viene assolto. Il 13 ottobre 2015 Garavaglia viene indagato per turbativa d’asta con l’accusa di aver pilotato una gara d’appalto da 11 milioni di euro all’anno per il trasporto di malati dializzati. Il 17 luglio 2019 Garavaglia viene assolto “per non aver commesso il fatto” con l’accusa che aveva chiesto una condanna a 2 anni di carcere. Ma la parola fine per il ministro arriva oggi con la definitiva assoluzione da parte della Corte d’appello di Milano.

Un po’ meno bene è andato a Mario Mantovani con cui però Garavaglia condivide l’assoluzione.

Il 13 ottobre del 2015 Mario Mantovani, all’epoca vicepresidente della Regione e membro del Comitato di presidenza di Forza Italia, fu arrestato dagli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano con l’accusa di concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti.
Con lui finirono in carcere Giacomo Di Capua, suo stretto collaboratore e capo di Gabinetto all’assessorato alla Salute della Regione Lombardia e Angelo Bianchi, ingegnere del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria. L’inchiesta riguardava il periodo tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014.

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Mantovani fu coinvolto in quanto (all’epoca) senatore della Repubblica e sottosegretario di Stato al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, assessore alla Salute alla Regione Lombardia e sindaco di Arconate. Nell’ordinanza d’arresto c’era di tutto: gare pilotate sugli appalti per la gestione del trasporto di malati dializzati, turbative d’asta su opere pubbliche, come la ristrutturazione di alcuni edifici scolastici del Comune di Arconate, e pressioni sul Provveditorato alle opere pubbliche di Lombardia e Liguria per far riacquisire il ruolo di responsabile unico del procedimento ad Angelo Bianchi, sotto inchiesta a Sondrio. Mantovani, secondo l’accusa, avrebbe anche ottenuto gratuitamente lavori di ristrutturazione in immobili di sua proprietà e in case di riposo riconducibili a sue società, in cambio del conferimento di incarichi pubblici all’ingegnere che le ha eseguite.

Inchiesta nata in seguito all’esposto presentato in procura da Alfio Leonardi, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in servizio al Provveditorato delle opere pubbliche della Lombardia e della Liguria. Ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Stefania Pepe, su richiesta del procuratore aggiunto Giulia Perrotti e del pm Giovanni Polizi.

Dunque, conferenze stampa a favore di telecamere del procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati, in cui parlava per tutti di “concorso a vario titolo nei reati”.

Dopo sette anni l’assoluzione

Mantovani era stato condannato in primo grado a oltre cinque anni di detenzione. Oggi, appunto, anche per lui l’assoluzione.

Cosa rime dunque? Rimane, probabilmente, amarezza. Tanta amarezza. Rimane l’immagine delle sirene all’alba, gli elicotteri, gli uomini della Guardia di Finanza che effettuano perquisizioni e sequestri di documenti svolte nelle province di Milano, Pavia, Varese, Vercelli e Rimini, negli uffici degli indagati nella sede della Regione Lombardia e in 9 abitazioni e 17 enti e società. Rimane la foto di una mattina in cui il vicepresidente della Lombardia, atteso all’apertura della “Giornata della trasparenza” organizzata dalla Regione, non si è potuto presentare.

E rimane, soprattutto, il dispiacere di vedere gli affetti personali essere trascinati in una ‘esecuzione politico-giudiziaria-mediatica’ che dopo 7 anni finisce nel nulla.

Per quanto, ancora, in Italia il potere giudiziario dovrà umiliare la dignità umana?

di Antonio Del Furbo

antoniodelfurbo@zonedombratv.it

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