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Seconda votazione per eleggere il neo presidente della Repubblica finita con fumata nera. Se ne riparla domani alle 10

È successo di tutto oggi durante le due votazioni alla Camera per eleggere il successore di Napolitano al Quirinale. Bersani che si è sbaciucchiato Alfano, tesserati del Pd che fuori dal Parlamento hanno dato fuoco alle loro tessere e Grillo che urlava dal suo blog:«La guerra è finita, deponete le armi». Ci sono pure loro, i mariniani, che sono con la lacrimuccia e, proprio a fine scrutinio, si sono detti:«preoccupati per il nuovo scenario aperto dal Partito democratico». Bersani ha in effetti annunciato l’apertura di una nuova fase. Inoltre, i popolari, non comprendono come si possa andare verso un nuovo nome e portare il risultato a casa visto che su Marini non c’è stato accordo e il Pd si è spaccato. Gli ex popolari vedono come molto remota la possibilità che si arrivi a un asse con il Movimento 5 Stelle sul nome magari di Romano Prodi. E rivendicando il Pd la responsabilità di avanzare una proposta, è forte il rischio che si vada verso un’elezione con i soli voti del centrosinistra. E in questo scenario su chiunque dovesse cadere la scelta, «basterà un minimo malessere per farla saltare». 

I NUMERI DELLA SECONDA VOTAZIONE

Nessuno ha raggiunto la soglia dei 672 voti. Stefano Rodotà ha ottenuto 230 preferenze, Chiamparino 90, D’Alema 38, Marini 15, Mussolini 15, Prodi 13, Bonino 10, De Caprio 9, Sibilia 7, Bindi 6, Severino 5, Berlusconi 4, Bersani 4, Fini 4, Napolitano 4, Merlo 3, Cucuzza 2, Forlani 2, Grasso 2, Maniscalco 2, Palmieri 2, Sabelli Fioretti 2, Santanchè 2, Versace 2. I voti dispersi sono stati 41, le schede bianche 418, le nulle 14. Domani la terza e ultima votazione con la soglia qualificata dei due terzi dell’Assemblea, pari a 672 voti. 

«BERSANI STA VENDENDO IL PD»

Sulla bacheca facebook del Partito democratico, un elettore fa notare, con un post, che Bersani sta vendendo il Pd. Repubblica.it definisce la foto dell’abbraccio di Bersani ad Alfano «l’icona dell’inciucio». Il Pd è spaccato, forse morto, e Bersani forse è l’unico che non se n’è accorto.

 

 

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