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La visione della sanità ‘coccolosa’ del presidente di Regione potrebbe non rispecchiare i suoi voleri da campagna elettorale. Pare che ogni giorno la sanità pubblica ne combini una delle sue.

Antonio Del Furbo

Ma, forse, potrebbe solo un falso problema. Sì perché i dipendenti pubblici del reparto di oncologia dell’ospedale di Chieti che il 2 giugno hanno deciso di farsi il ponte, avranno pensato che, in fondo, non c’è proprio nulla di cui vergognarsi.

Qual è il problema se decine di pazienti oncologici sono stati costretti a tornarsene a casa dopo i prelievi di sangue e senza avere indicazioni su come affrontare la seduta di chemioterapia?

“Le condizioni di salute di pazienti come noi sono fortemente compromesse dalla malattia e dalle cure con farmaci pesanti che debilitano fisico e mente. Quando ci siamo resi conto che avevamo fatto un prelievo del sangue a vuoto perché l’Oncologia era chiusa e la dottoressa non poteva dare l’ok o lo stop alla prossima seduta di chemio ci siamo sentiti umiliati da una sanità che ha poco rispetto per gli ammalati” ha raccontato la signora Pina malata di tumore da sedici anni a il Centro.

Come la signora numerose altre persone si erano recati al 14esimo livello per sapere se erano in grado di affrontare la terapia e ‘ammazzare’ il cancro. Ma non l’hanno potuto sapere perché il personale era a fare il ponte.

Ma qualcuno sia stata possibile una cosa del genere? Pare di no.

E pare che nemmeno il direttore generale della Asl Pasquale Flacco ne sappia qualcosa. Pare che proprio Flacco abbia detto di non saperne nulla di quella decisione. 

Ora sulla vicenda dovrà indagare la procura per via di un esposto presentato ieri venerdì 3 giugno. 

A parte i soliti giudici che devono indagare, possiamo sperare che qualcuno venga cacciato se ritenuto responsabile e qualche direttore, come Flacco, possa essere rimosso eventualmente? O a pagare devono essere sempre e solo i cittadini?

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