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Che ci vuoi fare se la crisi ci ha colpito e affondato a tutti? Nulla. Anzi: quasi nulla. Perché in realtà la politica sa sempre cosa fare di Antonio Del Furbo

E il neo presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha le idee chiare in merito:Penso ci debba essere più flessibilità per l’accesso alla pensione ma dentro regole sostenibili”. Le regole, sempre questioni di regole in Italia. È in nome delle regole che si fanno, spesso ma non sempre, le peggiori porcate. Bisogna starci alle regole perché se non ci si sta allora si è fuori, allora si è contro lo ‘sforzo’ di ‘tutti’ nel traghettare l’Italia verso il paradiso (o inferno, questioni di punti di vista).

E che ti combina la politica molto amica dei burocrati europei? Combina che tra il 2016 e il 2018 gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi. A dirlo, con tanto di circolare, è l’Inps. L’Istituto chiarisce quanto disposto da un decreto del ministero dell’Economia che fissava in quattro mesi l’aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione in relazione all’incremento della speranza di vita. Insomma, l’algoritmo è sempre lo stesso: campi di più quindi muori sul lavoro. Bastardo! (aggiungo io). Per il 2019 si fisserà un nuovo adeguamento alla speranza di vita. Le donne del settore privato andranno in pensione di vecchiaia a 65 anni e sette mesi (66 anni e sette mesi nel 2018) mentre le lavoratrici autonome andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e un mese (66 anni e sette mesi nel 2018). Le dipendenti pubbliche vanno in pensione di vecchiaia alla stessa età degli uomini (66 anni e sette mesi). La pensione anticipata dal 2016 rispetto all’età di vecchiaia si potrà percepire con 42 anni e 10 mesi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne.

La cosa straordinaria è che pare che i dipendenti pubblici non siano più considerati razza superiore.  

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