Nella caserma della vergogna di Piacenza non ci sono buoni. Anche chi sapeva non ha parlato lasciando che la sospensione del diritto andasse avanti, autoalimentandosi.
Così è accaduto che l’appuntato di Pomigliano d’Arco, Giuseppe Montella, si è preso un pezzo della città di Piacenza per farne terreno di arresti ingiustificati e traffici illeciti. In queste ore la procura di Piacenza sta risalendo la piramide, cercando le tracce dei presunti cattivi e dei potenziali conniventi. Gli occhi sono puntati sulla Compagnia Piacenza, da cui la caserma Levante dipende gerarchicamente e sul nel Comando provinciale. Poi c’è, ancora più su, la sede del Comando della Legione Emilia Romagna.
Sequestrati gli ordini di servizio
La Guardia di finanza è dentro la caserma per fotocopiare migliaia di atti. Porre i sigilli non è stata una scelta casuale. La procuratrice capo di Piacenza, Grazia Pradella, ha parlato personalmente con il Comandante generale, Giovanni Nistri. E per questo ieri pomeriggio ha incontrato il nuovo comandante della Compagnia Piacenza, inviato da Roma in sostituzione dell’indagato Stefano Bezzeccheri. Sequestrati gli ordini di servizio delle operazioni di Montella e sodali, e i registri delle uscite che si trasformavano in scorribande, per capire quanto i superiori sapessero di come veniva gestita la stazione.
Pradella ha chiesto anche la copia dei certificati di encomio formale che il gruppo, per gli arresti a ripetizione, riceveva da Bologna, su proposta del comando provinciale di Piacenza. Encomi che, a ben vedere, facevano bene alla carriera di tutta la filiera. Tutto ciò potrebbe servire a individuare i “ganci” nelle alte sfere, come li definisce in un’intercettazione il giovane maresciallo Riccardo Beatrice, assegnato alla Levante la scorsa primavera. Quei “ganci” che in questi anni li hanno protetti, coperti e tutelati.
I vertici sapevano?
“La gerarchia interna ha a disposizione degli strumenti per monitorare le caserme e quello che dentro vi accade. Una volta ogni quattro mesi viene effettuata una visita da parte del comandante della compagnia” spiega Repubblica. “Ci sono poi le ispezioni settimanali, durante le quali per regolamento devono essere approfonditi tutti gli aspetti legati alla burocrazia interna e alla gestione penale. Durano ore. Servono proprio a evitare le anomalie che si sono verificate alla Levante: arresti compiuti sempre dagli stessi uomini e con le medesime modalità, orari di servizio non coerenti con le attività svolte. Sono state fatte? E da chi? E con quali esiti?”
In questo senso qualcosa, a proposito del maggiore Bezzecchieri, lo afferma il gip Luca Milani: “Veniva informato costantemente delle operazioni in corso e, ciò nonostante, non aveva mai sollevato eccezioni arrivando addirittura a complimentarsi con loro. Era ossessionato dalle prospettive di carriera”.